VINCENZO STARACE, GALLIPOLI

Se dico “Starace” e “Gallipoli” che vi viene in mente? Sono pronto a scommettere che o non vi viene in mente nulla o vi viene in mente Achille Starace. Sì, giusto. Ma il gerarca fascista non fu l’unico Starace a lasciare il segno a Gallipoli. E lo vediamo con la missiva protagonista di questo sfizio.

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SE C’E’ FEDE, C’E’ AVVENIRE!

Partiamo con il dare per scontato che tutti conoscano Giuseppe Mazzini. Giusto? Nel pensiero mazziniano grande rilevanza ebbe la religione, tanto da assimilare la sua dottrina a una “religione politica”. L’intreccio tra religione e politica era talmente profondo che nel 1835 intitolò il suo saggio sulla nazionalità “Fede e Avvenire”. Proprio a questo saggio si

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UNA LOTTERIA PER I POVERI OPERAI

Il documento postale di oggi è un normalissimo piego inviato da un Sindaco a un altro Sindaco nel 1874. Normale affrancatura di 2 centesimi, normale bollo postale ad annullare il francobollo (il classico doppio cerchio dell’epoca), normali bolli amministrativi (del Sindaco e del Comune). La cosa interessante, come avviene quando si scarta una caramella, è

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LA FAMIGLIA MAMELI, TRA INNO NAZIONALE E PREFETTURA PASSANDO PER IL PROCESSO NICOTERA

Giuseppe Pintor Mameli nacque a Cagliari il 31 agosto 1837 da Efisio Luigi Pintor Navoni (17.3.1809 – 27.11.1896) e da Maria Rita Mameli (28.5.1802 – 23.12.1887), sorella di Giorgio Antonio Efisio Mameli, a sua volta padre di quel Goffredo Mameli, l’eroe garibaldino che tutti noi Italiani conosciamo in quanto compositore del nostro Inno nazionale. Quindi,

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ALLE DUE TORRI

Il 26 maggio 1864 parte una missiva da Faenza diretta a Bologna. Sia Faenza che Bologna facevano parte della ‘Legazione delle Romagne’, uno dei distretti dello Stato Pontificio. Con il plebiscito dell’11-12 marzo 1860 tutta la zona venne quindi annessa al Regno di Sardegna, che diverrà Regno d’Italia l’anno dopo. In quel periodo (dall’1.1.1863 al

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DALL’OFFICINA POSTALE DI LENTINI E’ TUTTO, PASSO E CHIUDO!

L’arte del pretesto, dell’accampare scuse, del minimizzare o ridimensionare una situazione, è un’arte sopraffina che non ha luogo né tempo. Prova ne è il documento di oggi, un piego spedito il 28 settembre 1857 dall’Officina Postale di Lentini, provincia di Siracusa, e indirizzato all’Amministratore Generale delle Poste e Procaccia di Palermo. Chi scrive è Carmelo

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UN VAGLIA PER IL CARDINALE

Le amministrazioni postali nacquero per gestire la corrispondenza. Ma molto presto ci si accorse che, accanto alla corrispondenza, un’altra importante voce poteva generare reddito, tanto reddito: i servizi a denaro. Parliamo di vaglia postali, casse di risparmio postale, servizio riscossioni, conti correnti postali, pensioni, buoni postali fruttiferi: tutti questi servizi oggi costituiscono da soli circa

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VAPORI PER LE AMERICHE!

«Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori!» E’ questo il testo dell’epigrafe presente sulla facciata principale del Palazzo della Civiltà, all’EUR, Roma, ai più noto come ‘Colosseo quadrato’. Frase che in realtà è tratta da un discorso che tenne Mussolini il 2 ottobre 1935

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FRANCESCO CRISPI E I FASCI SICILIANI

Per raccontare oggi dei fatti cennati nel titolo, Sfizi.Di.Posta si avvarrà di un telegramma inviato il 16 maggio 1894 da Roma e ricevuto a Chiaramonte Gulfi (Ragusa) l’indomani. Il testo del telegramma dice semplicemente: «Grazie pel vostro telegramma Crispi» ed è indirizzato al Deputato Nicastro. Al lettore saranno già drizzate le orecchie nel sentire questi

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PEI DANNEGGIATI DAL BRIGANTAGGIO…

Cosa fu il “grande brigantaggio” nelle regioni meridionali tra il 1861 e il 1865, ossia all’alba dell’Unità d’Italia, non serve probabilmente raccontarne. Del resto, chi lo desidera, in rete trova decine di risorse online sull’argomento. Al nostro scopo, ovvero quello di introdurre il documento che presento oggi, occorre ricordare che il brigantaggio crebbe notevolmente tra

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1859, CI SERVONO 300 BADILI E 150 CARRIOLE…

In una busta totalmente distrutta, priva di ogni elemento postale utile, priva di francobolli (se mai ce ne fossero, e sono quasi certo che non ve ne fossero), trovo la lettera che mostro oggi. Sulla lettera, contrassegnata come “Urgentissima” e spedita l’1 luglio 1859 alle nove e mezza antimeridiane (come diligentemente annotato sia a lettere

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PRIMI ANNI DI RIFORMA AGRARIA IN SICILIA…

Sulla Rivista di Storia dell’Agricoltura edita dall’Accademia dei Georgofili di Firenze, Anno LVII, N.1, Giugno 2017, pp.81-107, è comparso un corposo articolo di Alfio Grasso dal titolo ”Sull’Istituto Vittorio Emanuele III per il bonificamento della Sicilia: primo ente pubblico agricolo costituito nell’Isola”, cui rimando per tutti gli approfondimenti del caso: http://rsa.storiaagricoltura.it/pdfsito/144_6.pdf Il Regio Decreto Legislativo

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UN’ESPOSIZIONE MONDIALE CHE NON SI FECE

Un’Esposizione Mondiale certo non la si organizza dall’oggi al domani. Lo abbiamo visto di recente a Milano, per l’Expo 2015. Oggi c’è una logistica avanzata, tecnologia, materiali, eppure anche oggi servono gli anni per programmare e realizzare un’esposizione mondiale. Non di meno accadeva 136 anni fa, quando appunto nel 1882 il Comitato Centrale per l’Esposizione

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UNA PAGELLA DI 137 ANNI FA!!

Il 28 giugno 1680, a Fano, venne aperto per volontà di Guido Nolfi, insigne giurista locale, un Collegio che avrebbe dovuto ospitare gratuitamente dodici giovani nobili della città per lo studio del diritto e della medicina. Dopo svariate vicissitudini, compresa la trasformazione in Università Pontificia, il 6 novembre 1860 a seguito di un decreto del

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I FASCI, NEL 1894!

I Fasci Siciliani dei Lavoratori furono un movimento di massa popolare che si sviluppò in Sicilia dal 1891 al 1894. Tra gli obiettivi dei rivoltosi vi era l’abbattimento dei dazi che opprimevano le classi meno abbienti. Le richieste erano normalmente indirizzate ai Comuni, ma quasi tutti i consigli municipali erano costituiti dalla stessa borghesia che

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