CASSINO, PIGNATARO INTERAMNA E DINTORNI: BOMBE E RICOSTRUZIONE

CASSINO, PIGNATARO INTERAMNA E DINTORNI: BOMBE E RICOSTRUZIONE

In questi giorni numerose sono le iniziative per commemorare gli 80 anni di uno degli episodi chiave della Seconda guerra mondiale: i bombardamenti di Cassino e dell’Abbazia di Montecassino e lo sfondamento della Linea Gustav.
E Sfizi.Di.Posta non vuole essere da meno, a modo suo.

Sull’argomento la storiografia è corposa e molto completa, sia in italiano che in inglese, tedesco e polacco. Credo che tutto sia ormai stato scritto. Invito pertanto il lettore interessato a procurarsi qualche libro o ad effettuare qualche ricerca in rete, non mancheranno le fonti ove attingere.
Qui mi limiterò a un brevissimo sunto dei fatti salienti per introdurre il documento postale protagonista di questo ‘sfizio’.

Dopo lo sbarco in Sicilia del luglio 1943 e la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, gli Alleati risalirono abbastanza agevolmente lo stivale per poi fermarsi lungo quella linea difensiva fatta approntare su disposizione di Hitler il 4 ottobre 1943 ad opera dell’Organizzazione Todt e che si estendeva da Gaeta a Ortona, passando per Cassino, le Mainarde e la Maiella, ‘tagliando’ l’Italia in due.

Dopo un lungo stazionamento e a seguito di diverse battaglie che si sono succedute lungo tutta la linea, la Gustav venne sfondata dagli Alleati il 18 maggio 1944 con la quarta e ultima battaglia di Cassino.

La popolazione civile era stremata, atterrita, doppiamente vilipesa.
Da un lato subiva i ripetuti bombardamenti degli Alleati e le successive scorribande una volta liberata una città (il termine “marocchinate” credo sia abbastanza evocativo di suo).
Dall’altro gli atti di sabotaggio, violenze e distruzione gratuita messa in atto dai tedeschi allo scopo di rallentare l’avanzata alleata: inondazioni dei terreni, campi minati, sbarramenti di filo spinato, e così via.

Tutte le città vennero bombardate, chi più chi meno. Cassino venne totalmente rasa al suolo, e con essa l’Abbazia. Il bombardamento di quest’ultima suscita tuttora sdegno e forti critiche: dai più si ritiene essere stato un atto gratuito, che poteva essere evitato.

Ma non solo Cassino venne rasa al suolo. La distruzione fu diffusa in tutta la valle del Liri, ed è del 22 aprile 1944 (Prot. n. 2560/551) una nota della Provincia di Frosinone con la quale si richiede un aggiornamento della situazione: mentre alcuni «Comuni come Cassino e Pontecorvo [sono] stati completamente distrutti», la prefettura non disponeva di notizie di molti centri evacuati e cioè quelli di «Aquino, Ausonia, Belmonte, Casalattico, Castelnuovo Parano, Castrocielo, Colle S. Magno, Coreno Ausonio, Falvaterra, Piedimonte S. Germano, Picinisco, Pico, Pignataro Interamna, S. Ambrogio, S. Apollinare, S. Biagio, S. Andrea, S. Giorgio, S. Giovanni Incarico, Terelle, Vallemaio, Villa Latina e Villa S. Lucia» nonché «di Acquafondata, S. Vittore e Vallerotonda occupati dal nemico» (Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale dei servizi di guerra, AA.GG., b. 12).

Tra i centri evacuati c’era anche Pignataro Interamna la cui popolazione venne sfollata verso il Nord Italia passando dai campi Le Fraschette di Alatri e Breda di Roma.

Franco Di Giorgio ed Erasmo Di Vito nel loro “Memorie di un popolo” (Tipografia Sambucci Cassino, 2015) ricostruiscono l’arrivo dei tedeschi a Pignataro dopo l’8 settembre 1943 che, da subito, si trasforma in un’occupazione vera e propria con la popolazione costretta a una lotta quotidiana per la sopravvivenza e che stoicamente resiste alle razzie (soprattutto di prodotti alimentari), ai saccheggi, alle requisizioni.

Iniziano le prime ribellioni, i primi atti di resistenza, con conseguenze anche letali per chi osava contrapporsi allo status quo tedesco. E’ del 13 aprile 1944 l’atto più eclatante, un’operazione di sabotaggio che mette fuori uso dieci autocarri tedeschi in località Tocchetto.

Nel frattempo, a partire dal 16 ottobre 1943 erano iniziati anche i bombardamenti alleati che perdurarono sino a tutto marzo 1944, radendo alla fine al suolo il 93% dell’abitato del piccolo centro del frusinate e causando 107 vittime tra i civili.

Il 15 maggio le truppe della 78° Divisione di fanteria britannica entrarono nell’abitato, o in ciò che ne rimaneva, di Pignataro Interamna.

«Con dignitoso e fiero contegno subiva le tristi conseguenze delle dure rappresaglie nemiche e di numerosi bombardamenti aerei, che provocavano la distruzione di gran parte del suo abitato e la perdita di molti suoi figli.»
E’ questa la motivazione della Medaglia di bronzo al merito civile conferita il 27 luglio 1961 alla città di Pignataro Interamna.

All’alba della fine della guerra la distruzione incombeva ovunque.
La situazione ci viene ben descritta nell’Inventario dell’archivio storico del Comune di Pignataro Interamna compilato dalla dott.ssa Maria Renata Gargiulo nel 1998 e coordinato dalla dott.ssa Nora Santarelli della Soprintendenza Archivistica del Lazio.

«Nel comune la popolazione, in continuo aumento a causa del tempestivo rientro degli sfollati, vive in ricoveri di fortuna, privi di servizi igienici, acqua e luce; inoltre risulta per circa l’80% colpita dalla malaria, notevolmente aumentata nella zona a causa sia degli allagamenti dei terreni provocati dai tedeschi per scopi difensivi, sia dei numerosi crateri formati dalle bombe, divenuti pericolosi focolai larvali.

Viabilità, trasporti, mancanza d’alloggi, scarsità alimentare, miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, incremento del patrimonio zootecnico, rimozione delle macerie e sminamento del territorio sono le più urgenti necessità da soddisfare per la ripresa post-bellica.

Nell’intento di agevolare la ricostruzione in provincia è istituita a Cassino, nella primavera del 1945, una sezione autonoma del Genio Civile, con competenze estese anche ai comuni limitrofi. Ma i lavori procedono con estrema lentezza a causa delle complesse procedure burocratiche che regolano i finanziamenti, della scarsità di materiale per l’edilizia, che deve essere importato, e delle difficoltà dei trasporti, penalizzati oltre che dalla dissestata viabilità, dalla mancanza di pezzi di ricambio e di pneumatici.

Con decreto-legge 2.4.1948 n. 556 si prevede la costituzione di un organismo in grado di gestire entro tre anni la ricostruzione. Nel marzo 1949 nasce l’E.RI.CAS, Ente per la Ricostruzione del Cassinate, una cooperativa alla quale il Ministero per i Lavori Pubblici affida in concessione la costruzione delle opere pubbliche straordinarie mediante un finanziamento di dieci miliardi da restituirsi con mutui trentennali.»

E’ a questo punto della storia che entra in ballo il documento protagonista del nostro ‘sfizio’. Trattasi di un piego spedito il 17 giugno 1948 da Cassino e diretto a Pignataro Interamna dove giunse l’indomani, 18 giugno 1948.

Il piego, come attesta il grande bollo lineare su tre righe, è spedito dal “MINISTERO DEI LAVORI PUBBLICI, SEZIONE AUTONOMA DEL GENIO CIVILE, CASSINO”, l’ente costituito a Cassino nel 1945 citato poc’anzi.

Naturalmente, l’ente godeva del diritto dell’invio con tassa a carico del destinatario, come infatti attestato dal grande bollo postale ovale, dal piccolo bollo circolare T.S. (Tassa Semplice), e dal segnatasse di 10 Lire annullato a destinazione (tariffa postale in quel momento in vigore per il primo porto della corrispondenza ordinaria).
Un ulteriore bollo circolare di tipo amministrativo e afferente alla sezione di Cassino del Genio Civile è apposto al retro.

Il destinatario sarà stato ben felice di pagare quelle 10 Lire della tassa postale.
Il piego, infatti, altro non è che una richiesta di documentazione al fine di procedere con l’erogazione del “Contributo statale per riparazione case per senza tetto“.

La carta utilizzata per dattiloscrivere è leggera e di scarsa qualità, così come l’inchiostro della macchina da scrivere utilizzata. Le materie prime scarseggiavano per tutti, enti compresi.
E’ tuttavia possibile leggere abbastanza agevolmente l’elenco dei documenti necessari per l’espletamento della pratica.

Tra tutti, abbastanza usuali (certificati dei redditi, penale, catastale, famiglia, etc), fa specie il primo, il “CERTIFICATO DI APPARTENENZA”:
«Atto notorio (dichiarazione giurata resa alla Pretura o davanti a un notaio da quattro proprietari del luogo riconosciuti tali dal Pretore o dal notaio, che attestino la notoria appartenenza dell’immobile, ed a quale titolo al richiedente il contributo, ovvero un certificato rilasciato nello stesso senso per scienza propria e sotto la sua personale responsabilità del Sindaco del Comune). Dagli atti suddetti devono risultare la data degli eventuali trasferimenti di proprietà successivi all’evento bellico che ha causato il danno ed il nominativo dell’originario proprietario danneggiato.»

La ricostruzione non interessò, infatti, soltanto gli immobili, ma anche le persone: occorreva ‘ricostruire’ il passato delle persone e delle loro proprietà dal momento che, nella maggior parte dei casi, le ‘carte’ attestanti una proprietà erano magari andate distrutte con i bombardamenti.

La signora Maria, fu Natale, ricevette il contributo?
Non lo sappiamo, o forse possiamo ipotizzare di sì dal momento che troviamo appuntato in alto a sinistra “£ 55.000”.
Che fosse questo il contributo spettante alla signora Maria?

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