A volte, nei mercatini dell’antiquariato, si trovano oggetti davvero curiosi.
Qualche tempo fa mi capitò appunto una tasca trasparente all’interno della quale si trovavano tre oggetti, apparentemente scollegati tra loro: un telegramma, una fotografia e una lettera (senza la sua busta di spedizione).
La lettera, datata 7 gennaio 1939, venne spedita da Foggia da tale Guido al fratello Sergio, non sappiamo in che località.
La lettera è su carta intestata del Regio Aeroporto “Gino Lisa” di Foggia.
Ecco il testo trascritto.
«Carissimo Sergio,
sono da pochi giorni ritornato in questa lurida città e purtroppo non ne posso già più, benché dovrei aver motivo di esser contento perché ho decollato sul “Cr 20” e spero entro un mese di finire ed essere pilota militare; anzi, ora è arrivato dal ministero una circolare che dice che noi dobbiamo rimanere qui a Foggia anche da brevettati per fare la specializzazione e perfezionamento “Caccia”, corso di nuova istituzione, così invece d’andare in squadriglia rimaniamo a soffrire qui.
Sergio, tu non puoi immaginare quanto soffra, speravo proprio finito il brevetto militare di poter almeno andare a Torino od almeno in squadriglia dove mi sarei senz’altro trovato meglio.
Poi ora ho sentito dire che noi del nostro corso a fine ferma cioè a fine giugno 1939 saremo trattenuti obbligatoriamente per altri due anni; cosa questa che tu ben conoscendo le mie avversioni per la vita militare mi fa spaventare.
Ad ogni modo a giugno io se non ci saranno complicazioni politiche voglio congedarmi, quindi se ciò non avviene naturalmente vedrò di smuovere mezzo mondo ma io voglio ritornare a respirare aria libera. Intanto questi campi di perfezionamento caccia sono: Foligno, Foggia e Castiglione, io a fine brevetto in tutti i modi vorrei andar via da Foggia, quindi o tornare a Castiglione o Foligno, e qui ti vorrei pregare se puoi con qualche tua conoscenza farmi questo favore, preferisco qualunque città a Foggia. Per ora ti lascio, ed in attesa di un tuo scritto fortemente ti abbraccio.
Tuo fratello
Guido»
Appare quindi chiaro ed evidente che Guido era un pilota, o meglio un allievo pilota.
Occorre infatti riportare, seppur sinteticamente, la storia del Gino Lisa, oggi aeroporto civile in fase di grande rilancio, ma che all’epoca era un noto campo volo militare.
Molte delle notizie sotto riportate provengono dai colloqui con un importante studioso dell’argomento, Luigi Iacomino, tecnico e storico di vicende aeronautiche, che ringrazio di cuore per averle condivise con me, e dal suo importante lavoro “Storia dell’aviazione in Capitanata” (Claudio Grenzi Editore, Foggia, 2006).
Altrettanti ringraziamenti vanno anche al prof. Tommaso Palermo e al giornalista Maurizio De Tullio, entrambi di Foggia, sempre disponibili.
L’aeroporto, inizialmente chiamato semplicemente “Foggia Sud”, venne ultimato tra il settembre e l’ottobre del 1915, a 3.25km a sud-ovest dell’abitato di Foggia, su una superficie iniziale di 13.875 mq (41 26 10 N – 15 32 17 E).
L’estesa piana del Tavoliere ben si presta(va), infatti, alla realizzazione di piste di decollo e atterraggio, per cui dopo Aviano e Malpensa fu quasi automatico pensare a Foggia per la realizzazione di un aeroporto.
Foggia Sud fu sede di una scuola di pilotaggio per il Corpo Aeronautico del Regio Esercito su velivoli “Farman 12” e poi della Scuola Caproni, ma a settembre 1917 la sede venne destinata a scuola di pilotaggio per avieri americani (8th Aviation Instruction Center), sotto il comando del Maggiore Fiorello La Guardia (futuro sindaco di New York, cui oggi è intitolato uno dei tre maggiori aeroporti civili della metropoli americana).
Il 19 giugno 1921 l’aeroporto foggiano venne intitolato a Gino Lisa, tenente pilota decorato medaglia d’oro al valor militare a seguito delle ardite manovre effettuate in val d’Astico e del suo sacrificio per venire in soccorso di un compagno aviere in difficoltà.
Istituita la Regia Aeronautica Militare con Regio Decreto n.645 del 28 marzo 1923, e terminati i lavori di ampliamento iniziati nel 1925, il campo Gino Lisa divenne Regio Aeroporto Armato di 2° Classe.
Al Gino Lisa venne quindi costituita la Scuola di pilotaggio di 2° Periodo, divenuta successivamente Scuola Caccia Terrestre. Da queste scuole passarono assi dell’aviazione come Luigi Gorrini, Teresio Martinoli, Franco Lucchini.
L’addestramento avveniva su velivoli Fiat C.R.20, mono- e bi-posto, e Fiat C.R.32, i più ambiti da pilotare (impiegati nella Guerra di Spagna).
Intorno al 1939 iniziarono a comparire al Gino Lisa piloti e aerei della Luftwaffe, in numero sempre crescente. Nulla di strano vista l’alleanza italo-tedesca, ma tutto ciò conferma l’importanza strategica (che non sfuggì ai tedeschi) della posizione del Gino Lisa nello scacchiere internazionale.
Erano infatti questi i prodromi di quanto sarebbe accaduto da lì a breve, con l’invasione della Grecia e il Gino Lisa ovviamente impegnato come base di decollo per gli aerei italiani e tedeschi diretti verso la penisola ellenica.
L’importanza del Gino Lisa non sfuggì nemmeno agli americani che dal 1943 ne fecero l’aeroporto principale del loro Foggia Airfield Complex, ma questa è un’altra storia e io mi fermo qui perché sino a questo momento temporale della storia dell’aeroporto ci interessa.
Chi voglia approfondire le interessantissime vicende del Gino Lisa suggerisco la lettura del volume di Iacomino sopra indicato.
Altre fonti interessanti da consultare sono Henry L. deZeng IV, “Luftwaffe Airfields 1935-45. Italy, Sicily and Sardinia” (2015) e Mike Seager Thomas, “The WW2 Foggia Airfield Complex in the Bradford Archive of Aerial Reconnaissance Photographs” (Artefact Services, Research Papers 10, 2020).
Ritornando alla lettera di Guido, essa può apparire denigratoria e offensiva per un territorio, quello foggiano, dove era allocata la scuola volo a cui Guido doveva comunque essere riconoscente.
Ma va anche detto che all’epoca la zona del foggiano era sicuramente depressa e sicuramente tale doveva apparire a un ragazzo nel nord (e che era settentrionale lo comprenderemo tra poco) abituato a tutt’altra situazione, sociale ed economica.
Veniamo adesso al telegramma, datato 17 gennaio 1939, dieci giorni dopo la lettera che abbiamo appena visto.
E’ spedito da Milano dove venne presentato quello stesso giorno alle ore 15:45, e venne ricevuto a Foggia alle 17:40.
Il destinatario è: «Pilota Guido Fortis, Aeroporto Gino Lisa, Foggia».
Ma, allora, il Guido mittente della lettera non può non essere lo stesso Guido Fortis, destinatario del telegramma!
E chi era Guido Fortis?
Dalle scarsissime informazioni reperite su di lui, possiamo sapere che Guido Fortis aveva conseguito il brevetto di “Pilota di aeroplano” a Castiglion del Lago (luogo da lui citato infatti nella lettera) il 5 agosto 1938 (“Foglio d’Ordini” del Ministero dell’Aeronautica, n.29 del 15 ottobre 1938, Parte II, pag.5).
Il 23 ottobre 1939, quindi, conseguì a Foggia il brevetto n.2036 di “Pilota di aerodina di turismo di 2° grado” (“Bollettino dell’Aviazione civile e del traffico aereo” n.11-12 novembre-dicembre 1939, anno XIV, edito dall’Istituto Poligrafico dello Stato per conto del Ministero dell’Aeronautica, pag.512).
Quindi, confermato, Guido Fortis era un pilota. Ma torniamo al telegramma che così recita:
«Congratulazioni vivissimi da parte mia et camerati tutti del gruppo alt ti aspettiamo Milano per consegnarti Aquila oro del primo gruppo italia alt Seniore Antonio Meazza».
La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN), i cui appartenenti venivano chiamati genericamente “camicie nere” per via del colore nero dalle camicie di quella divisa, fu un corpo di gendarmeria a ordinamento militare parallelo a quello ufficiale delle forze armate del Regno d’Italia, e che faceva capo a Mussolini in persona (e non al Ministero della Difesa).
L’organizzazione della Milizia era piramidale, similmente a quella dell’esercito ufficiale (indico tra parentesi quadre il corrispettivo ufficiale).
Il territorio era ripartito in quattro raggruppamenti, Milano, Bologna, Roma e Napoli, al comando di luogotenenti generali.
Ogni comando di raggruppamento aveva alle proprie dipendenze un certo numero di gruppi (33 in tutto).
Ogni gruppo [brigata], retto da un console generale [generale], aveva alle proprie dipendenze un certo numero di legioni (120 in tutto).
Ogni legione [reggimento], comandata da un console [colonnello], si componeva di tre coorti.
Ogni coorte [battaglione], comandata da un seniore [maggiore], era formata da tre centurie.
Ogni centuria [compagnia], comandata da un centurione [capitano], era formata da tre manipoli.
Ogni manipolo [plotone], comandato da un capomanipolo [tenente], era formato da tre squadre, ognuna delle quali comandate da un caposquadra [sergente].
Chi invia il telegramma era un seniore, ovvero il comandante di una coorte, quindi non proprio l’ultimo arrivato.
E a Milano, nel “Primo Gruppo Italia”, tutti i camerati attendevano il pilota Fortis per consegnargli la cosiddetta “Aquila d’oro”.
L’aquila, grazie alle sue caratteristiche di grande rapace, alla vista straordinariamente acuta, al volo imponente, e alle incredibili velocità che riesce a raggiungere, ha suscitato nei popoli antichi il mito dell’invincibilità, venendo nella mitologia greco-romana considerata la portatrice dei fulmini di Giove e spesso rappresentata con i fulmini tra gli artigli. L’aquila divenne così anche emblema del potere di Roma e del suo impero, tanto da essere utilizzata nelle insegne delle legioni romane.
Nel corso della storia, numerosi Stati e regimi, ispirandosi alla grandezza dell’Impero Romano, hanno adottato l’aquila come simbolo. Tra questi, oltre alla Francia napoleonica e all’Impero asburgico, anche la Germania nazista e la Repubblica Sociale Italiana.
Non è quindi casuale che un’onorificenza della MVSN riportasse come simbolo l’aquila, come appunto riferito nel telegramma.
Infine, la fotografia, con cinque persone.
Lo sfondo è tutt’altro che compatibile con l’orografia del Gino Lisa che soggiace in una zona totalmente piatta: quello sfondo roccioso appartiene sicuramente ad un’altra località.
Ma può esserci Fortis in quella foto?
Il fatto di averla rinvenuta insieme alla lettera e al telegramma farebbe dedurre così.
Tuttavia, essendo i tre in divisa ufficiali del Regio Esercito (e non dell’Aeronautica), ed essendo la persona in abiti civili a destra troppo avanti con l’età per essere un allievo pilota, Guido Fortis potrebbe essere il primo da sinistra in abiti civili.
Oppure, il primo da sinistra in abiti civili potrebbe essere il fratello Sergio, il destinatario della lettera, che essendo un Sottotenente di Fanteria di stanza al Comando Distretto Milano I dal 16 novembre 1936 (“Bollettino Ufficiale” del Ministero della Guerra, Dispensa 42, del 29 luglio 1937, pag.3460) potrebbe meglio accompagnarsi ai tre ufficiali del Regio Esercito.
Oppure ancora, e personalmente propendo per questa ipotesi, il primo da sinistra in abiti civili potrebbe essere effettivamente Guido Fortis e suo fratello Sergio potrebbe essere l’ufficiale alla sua sinistra, in primo piano, a lui molto vicino (la singola stella sulla controspallina, dei sottotenenti, sembrerebbe confermare l’ipotesi). E il signore in abiti civili sulla destra potrebbe essere il papà dei fratelli Fortis. Magari in occasione di qualche giuramento o avanzamento di grado o chissà.
Sta di fatto che oggi, per piacere o per lavoro, atterriamo e decolliamo dal Gino Lisa verso Malpensa, Linate, Bergamo, Torino, Venezia, Monaco di Baviera, dando tutto per scontato.
Eppure ci fu un tempo in cui lì, al Gino Lisa, decollavano sì aeroplani, ma anche sogni, speranze e aspettative, di tanti giovani aviatori, verso altre mete e verso altri orizzonti. Indipendentemente dalla parte per cui, giusta o sbagliata, si ritrovarono a combattere.
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