Cos’è la fantasia?
Secondo la Treccani la fantasia è quella «facoltà della mente umana di creare immagini, di rappresentarsi cose e fatti corrispondenti o no a una realtà».
Giusto.
Lavorare di fantasia è stato sempre un esercizio piacevole, che trova il nostro gradimento. Di fantasia è piena zeppa l’arte, che sia la musica, la letteratura o il cinema.
Walt Disney ci fece un film, il suo terzo lungometraggio uscito nel 1940, “Fantasia”, ma anche Lewis Carroll in “Alice nel paese delle meraviglie” fece dire al cappellaio matto: «Ho una malattia si chiama fantasia: porta quasi all’eresia è considerata pazzia».
Di esempi se ne potrebbero fare a centinaia.
Questa premessa per introdurre il particolare documento postale protagonista dello sfizio di oggi, una cartolina illustrata spedita da Genova il 13 marzo 1923 e diretta in Zeltnerstraße a Norimberga, in Germania.
Quello fu un anno molto complicato per la Germania.
Le nazioni vincitrici della Prima guerra mondiale addebitarono (come prassi) alla Germania i costi della guerra da loro sostenuti.
Senza tenere conto delle proprie riserve auree (che di fatto garantiscono l’esistenza di una valuta), per assolvere il debito la Germania (nella fase politica nota come Repubblica di Weimar) a partire dal 1919 iniziò a stampare cartamoneta a fiumi.
Così facendo il Papiermark (il cosiddetto “marco di carta”) si svalutò e l’inflazione raggiunse il 662,6% annuo.
Il peggio avvenne però tra il 1921 e il 1923 quando si scatenò la cosiddetta “iperinflazione di Weimar”.
Le monete non vennero più coniate (tranne quelle da 200 e 500 marchi in alluminio), non conveniva. Del Papiermark esistevano anche tagli da centomila miliardi di marchi. Centinaia di fabbriche di carta lavoravano senza sosta per stampare nuove banconote, francobolli e altri valori con cifre sempre più grandi. Stamperie di ogni genere producevano flussi di marchi che non valevano nemmeno il costo della carta su cui erano stampati.
Nelle fasi finali dell’iperinflazione succedeva di ritirare la mattina una discreta quantità di denaro allo sportello della banca, e ritrovarsi con pochi spiccioli o carta straccia già nel pomeriggio dello stesso giorno.
Si racconta che, a metà luglio, proprio a Norimberga un uomo ordinò un caffè al bar, e quando il cameriere glielo portò al tavolo il prezzo della bevanda era nel frattempo raddoppiato.
E tutto questo ebbe risvolti anche sulla posta: la tariffa per una lettera semplice per l’interno passò da 10 marchi (1.1.1923) a 2 milioni di marchi (10.10.1923) per culminare a 50 miliardi di marchi (1.12.1923).
La situazione si normalizzò solo nel gennaio 1924, quando fu introdotta, a partire dal 15 novembre 1923, la nuova moneta, il Rentenmark, che sostituiva milioni dei vecchi biglietti di banca. Ripartendo da zero, la nuova moneta bloccò l’inflazione.
In questo contesto, quindi, non doveva essere molto piacevole soggiornare a Norimberga nel 1923.
Eppure Willy, il destinatario della nostra cartolina, lì si trovava.
Forse per motivi di studio? Di lavoro? Non lo sappiamo, e comunque poco importa.
Quel che importa, invece, è quanto il mittente abbia voluto trasmettere a Willy, forse proprio per offrirgli una possibile via di fuga a quella situazione generale che, volente o nolente, Willy viveva tutti i giorni attorno a sé.
Leggiamo il testo ma, nello stesso momento, osserviamo il lato illustrato della cartolina.
«Tutto sta in un po’ di fantasia, supponga d’essere nella sua cameretta al Capo, guardi questa cartolina: il suo mare! Non è bello? Saluti, e arrivederci presto vero?»
E poi due firme, una dell’estensore del messaggio, tale Eraldo, e una seconda con cognome e iniziale del nome. Poco importano, le due firme.
Il lato illustrato della cartolina, come si vede chiaramente, è uno scorcio di mare con un pino marittimo in primo piano e una barchetta a vela illuminata dal sole.
Un’immagine idilliaca, calma, tranquilla, che mette serenità.
Tra parentesi, non sembra essere una cartolina di quelle edite in serie, dagli editori nazionali che in quel momento erano in grande numero in Italia.
Sembra piuttosto essere una vera fotografia resa cartolina stampigliando al verso gli elementi grafici necessari ovvero la dicitura “CARTOLINA POSTALE / Carte postale”, la barretta di divisione verticale, le lineette tratteggiate per l’indirizzo.
Willy, quindi, doveva lavorare di fantasia. Doveva osservare la foto, e immaginare di essere in Italia, nella sua cameretta al Capo, e così dimenticare di trovarsi invece a Norimberga.
Osservando la foto e il contesto marino che rappresenta, ed essendo una fotocartolina privata (quindi non un generico mare ma proprio il mare familiare a Willy), il “Capo” citato nel testo potrebbe essere il Capo di Santa Chiara a Boccadasse, uno dei luoghi più iconici e suggestivi di Genova e dintorni.
E allora, visto che siamo a Genova e visto che Willy doveva lavorare di fantasia sul suo mare, non posso non chiudere questo sfizio senza citare Faber in una delle sue canzoni che amo di più, forse non tra le più note ma che io trovo di una poesia sconvolgente, “Oceano”:
«Ed arrivò un bambino con le mani in tasca
ed un oceano verde dietro le spalle
disse “Vorrei sapere, quanto è grande il verde
come è bello il mare, quanto dura una stanza
è troppo tempo che guardo il sole, mi ha fatto male“».
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