…oppure, oggi, sarebbe meglio dire buona Pasquetta?
Beh, visto il meteo ballerino di questo aprile mi sa che la Pasquetta oggi sarà solo per alcuni e non per tutti.
Ma noi, come sempre, siamo con uno sguardo rivolto al passato, e lo faremo, come sempre appunto, grazie a un documento postale, una cartolina inviata il 28 marzo 1945 da Roma per città.
Ma procediamo con ordine.
La Pasqua nel 1944 cadde il 9 aprile.
A quel tempo Roma era ancora in mano ai nazisti, padroni assoluti della città che della Capitale tutto fecero tranne che garantirle lo status di “città aperta”. Occorrerà attendere il 4 giugno per vedere le bandiere stelle e strisce sventolare ai Fori Imperiali e la città “liberata”.
Altrove, però, non si stava poi tanto meglio.
A Rieti 15 partigiani, precedentemente rastrellati dalle truppe tedesche e dai fascisti della GNR, quella domenica di Pasqua, il 9 aprile 1944, furono prelevati dal carcere di Rieti e portati in località “Quattro Strade” dove furono fucilati e sepolti in una fossa comune (da cui il nome dato all’eccidio: “Fosse Reatine”).
Nel giorno della risurrezione di Gesù.
A Treviso, il 7 aprile (Venerdì Santo) alle 13:24, mentre la gente era seduta a tavola per il pranzo, cinque formazioni per un totale di 159 bombardieri B-17 dell’aviazione militare americana AUSAAF scaricarono 2.636 bombe sulla città, radendo al suolo intere zone e provocando 1200 morti tra i civili. «Migliaia di esseri umani erano morti in quella stessa ora che celebrava la morte di Cristo» (Giovanni Comisso).
Nel 1945 la Pasqua cadde il 1° aprile e Roma, come noto e come ricordato, era stata liberata già dal 4 giugno 1944.
Fu la prima Pasqua, comunque di guerra (visto che non era ancora terminata), senza l’occupante tedesco. Fu, per certi versi, la prima Pasqua di vera risurrezione, almeno a Roma.
Ecco quindi che torniamo alla ‘nostra’ cartolina, spedita dal Monastero delle Clarisse di San Bernardino di Roma.
Il monastero delle Clarisse (facenti parte dell’Ordine di Santa Chiara) venne fondato agli inizi del XV secolo presumibilmente da san Bernardino da Siena.
Nei secoli ha cambiato diverse sedi. In particolare, il bombardamento di Roma del 13 agosto 1943 distrusse l’edificio nel quale vivevano al tempo della Seconda guerra mondiale, e quando la ‘nostra’ cartolina venne spedita avevano appunto sede in via Casalmonferrato 20, come indicato nell’intestazione della cartolina.
Nel dopoguerra, le sorelle intrapresero la costruzione (che durò 40 anni) dell’attuale edificio, in via Vitellia 97, dove attualmente ha sede l’ordine.
La cartolina presenta il seguente testo, sono auguri pasquali, è chiaro.
«Buona e Santa Pasqua Vi augurano le Povere Sorelle Clarisse, mentre grate e devote innalzano ferventi preghiere a Gesù Risorto per Voi e per quanti Vi sono cari. Pace e Bene!»
Il messaggio è adornato da un ramoscello in fiore e da una coppia di campanelle.
Osservando attentamente, però, si nota che sia il messaggio che i disegni non sono vergati a mano sulla cartolina, ma sono stampati, probabilmente in litografia o in offset.
Poco male, direte voi. Sì, certo, però è anche vero che, similmente a quanto accade oggi quando si inoltrano su WhatsApp immagini bene auguranti (che di sentito hanno poco o niente – e immagino che in questi giorni ne avrete ricevute diverse), anche in questo caso mi sorge qualche dubbio sui sentimenti sinceri delle sorelle verso il destinatario.
A proposito di destinatario, la cartolina è indirizzata al Molto Reverendissimo Padre Procuratore Generale del Collegio Missionario di Scheut (non Schent, le Clarisse commisero un errore dattilografico).
Anche qui, due parole su questa istituzione.
In base ad un accordo del 1860 tra Francia e Cina, i missionari cattolici potevano svolgere liberamente il loro apostolato nel paese orientale. Teophiel Verbist (1823-1865) pensò allora di istituire, presso l’antico santuario mariano di Scheut (un quartiere di Anderlecht, in Belgio), una congregazione interamente consacrata alle missioni in Cina.
Nacque così la Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, in sigla C.I.C.M., i cui aderenti sono comunemente chiamati “missionari di Scheut”.
I primi anni del Novecento alcuni padri della Congregazione si stabilirono a Roma, e la Santa Sede ne favorì lo sviluppo assegnando loro un collegio presso cui, più avanti, nel 1967, venne trasferita da Scheut la sede generale.
Tutt’oggi la Congregazione ha sede in via San Francesco di Sales 25, esattamente lo stesso indirizzo cui è destinata la cartolina.
Un’ultima nota riguarda il visibile bollo A.C.S. sul fronte della cartolina.
Di che si tratta?
Per la verità si tratta di bolli comuni, sulla corrispondenza dell’epoca se ne rinvengono in tantissime fogge e con gli inchiostri più disparati, ma stanno a testimoniare quel preciso momento storico del secondo conflitto mondiale in cui un luogo era sotto il controllo militare degli Alleati.
Come detto, infatti, Roma venne liberata dagli Alleati il 4 giugno 1944, e sotto controllo alleato rimase sino alla firma dei trattati di pace di Parigi, il 10 febbraio 1947.
In questo lasso di tempo, la posta transitava dall’ufficio di censura militare alleata ma senza essere a fondo ispezionata (il lavoro di censura vero e proprio, in una lingua non propria, avrebbe richiesto un impiego non indifferente di risorse).
Il bollo A.C.S. (acronimo di “Allied Censorship Service” o “Allied Censorship Station“, ad oggi non è ancora chiaro anche se i più propendono per “Service“, probabilmente erroneamente), in dotazione ad alcuni uffici principali provinciali alleati, attesterebbe pertanto che detta corrispondenza ha transitato dall’ufficio di censura alleata e non necessitava di alcuna ulteriore censura.
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