EZIO LEVI, EBREO, RIMOSSO DALLA CATTEDRA

EZIO LEVI, EBREO, RIMOSSO DALLA CATTEDRA

E’ questa la settimana in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto.
Il Giorno della Memoria è stato istituito con risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite dell’1 novembre 2005, ed si commemora il 27 gennaio in tutto il mondo affinché nessuno possa mai dimenticare quei quindici milioni di morti (tra ebrei e altre nazionalità) sterminati senza umana pietà dal nazismo.

A quell’orrore si arrivò rapidamente ma gradualmente, preparando il terreno negli anni precedenti, ponendo le basi (principalmente legislative) per operare in maniera coercitiva sempre di più, anno dopo anno.
In Italia sicuramente lo spartiacque tra uno status fondamentalmente d’attesa e l’inizio della fine fu il 1938, quando vennero promulgate le leggi razziali.
Non è la prima volta che Sfizi.Di.Posta si occupa di questo argomento, e non sarà nemmeno l’ultima.

Il documento postale protagonista della storia che racconterò oggi è una cartolina illustrata di Villa d’Ancona, dimora padronale sita in San Pietro in Frassino, frazione di Ortignano, piccolo borgo medievale nel Casentino, in provincia di Arezzo, oggi unito con il comune di Raggiolo, da lì spedita il 30 agosto 1932 in direzione Napoli.
Alcune volte è possibile rinvenire questa cartolina con una dicitura più estesa, “VILLA LEVI D’ANCONA”, e adesso capiremo perché.

Chi spedisce è infatti Ezio Levi.
Nato a Mantova nel 1884 da una famiglia ebrea sefardita, laureatosi in lettere all’Università di Pavia nel 1906, iniziò a insegnare prima a Lucera (Umberto Fraccacreta di San Severo fu suo allievo e poi amico), quindi a Napoli.

Dal 1918 fu a Firenze (dove aveva già conosciuto Alessandro D’Ancona la cui nipote, Flora Aghib, anche lei ebrea, sposò nel 1916) per insegnare al Magistero. Nel 1921 aggiunse “D’Ancona” al suo cognome.
Nel 1922 si trasferì all’Università di Palermo per insegnare lingue neolatine, mentre nel 1925 ritornò a Napoli per insegnare all’università Filologia romanza.

Ezio Levi era molto attratto dalla letteratura contemporanea spagnola. Promosse continui scambi culturali al fine di stringere sempre più legami italo-spagnoli: lo fece come consigliere dell’Istituto Cristoforo Colombo e, dal 1932, come relatore dei rapporti italo-spagnoli nella Commissione italiana per la cooperazione intellettuale.

E’ appunto in questo ambito e in questo contesto che si inserisce la cartolina di cui parliamo. Il destinatario è difatti Ramon d’Alòs-Moner y de Dou (1885-1939), erudito e bibliotecario catalano, dal 1907 segretario dell’Istituto di Studi Catalani.
Leggiamone il testo.

«Sono a Ortignano, che è presso Arezzo, sulla linea Firenze-Roma. Posso sperare in una sua visita? Conto di rimanere in Toscana fino alla fine di settembre, e desidererei stare insieme con Lei e mostrarle le lettere del Datini dalla Catalogna. Se Lei rimarrà a Napoli fino alla fine del mese, La vedrò a Napoli. Leggerò con molto piacere le Sue nuove pagine, che sono sempre ricche di preziosa dottrina.
Vorrei ritornare a Barcellona in autunno; speravo di farlo in primavera, ma non mi è stato possibile. Una stretta di mano dal Suo aff.mo Ezio Levi.»

Francesco Datini, che visse a Prato a cavallo tra il ‘300 e il ‘400, aveva fondato un grande e complesso sistema di aziende con interessi e commerci in tutta Europa, con filiali ad Avignone, Genova, Pisa, Catalogna (Barcellona, Valenza e Maiorca), Prato e Firenze.
Il suo archivio di oltre 140.000 missive, 500 registri e libri di conto, migliaia di altri documenti, ci è giunto pressoché integro ed è attualmente conservato presso l’Archivio di Stato di Prato.

Si comprende quindi il primario interesse di Levi di parlare con d’Alòs-Moner, nonché di andare a Barcellona.

Sebbene il 22 dicembre 1931 Ezio Levi avesse prestato il suo giuramento di fedeltà al fascismo (necessario per continuare a lavorare all’università) e nel 1933 si fosse iscritto al partito, con Decreto Ministeriale di cessazione dal servizio del 30 novembre 1938 n. 446, il 14 dicembre 1938 venne ugualmente rimosso dalla cattedra perché di razza ebraica, in applicazione delle leggi razziali fasciste.

Levi D’Ancona fu inoltre espulso dall’Istituto Superiore di Magistero pareggiato femminile Suor Orsola Benincasa di Napoli, estromesso dalla presidenza della Reale accademia di archeologia, lettere e belle arti di Napoli, dalla Società napoletana di storia patria, e dalla direzione della Biblioteca hispanoamericana.

Tirando fuori dal cassetto i suoi percorsi militari, chiese quindi la “discriminazione per eccezionali benemerenze”, ma non la ottenne subito. In ogni caso, l’ottenimento di tale diritto non gli avrebbe comunque ridato il posto all’università.

Il 10 dicembre 1939 Levi si imbarcò quindi insieme alla moglie su una nave per gli USA. Inizialmente, vennero ospitati a casa di Enrico Fermi (le rispettive mogli erano seconde cugine).

Il 21 agosto 1940 trovò lavoro al Wellesley College del Massachusetts. Nel frattempo, un’ulcera duodenale peggiorò a vista d’occhio, e il 28 marzo 1941 Ezio Levi morì a Boston.

Per chi voglia approfondire la vita di Ezio Levi suggerisco la lettura di “Flora Aghib Levi D’Ancona. La nostra vita con Ezio e ricordi di guerra” a cura di Luisa Levi D’Ancona Modena (Firenze University Press, 2021).

Trasferirsi negli Stati Uniti fu, molto probabilmente, la migliore scelta possibile per Ezio Levi: non è dato sapere cosa ne sarebbe stato di lui se fosse rimasto in Italia.
Forse un ennesimo ebreo rastrellato e spedito a un campo di sterminio.
Forse un ennesimo numero tatuato sul braccio.
Forse un ennesimo fumo dal camino.

Mai più!!

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