Cari lettori di Sfizi.Di.Posta, Buon Anno Nuovo!
Avete mangiato e bevuto? Festeggiato il nuovo anno? Con sfarzo o in semplicità?
Secondo me, ma è solo una mia impressione, Dina l’ha festeggiato in semplicità.
Chi è Dina??
Ve lo spiego subito.
Dina è una bimbetta che, all’epoca della storia che sto per raccontare, vive a Bologna, immagino con i suoi genitori, e che sicuramente ha meno di dieci anni. Molto probabilmente di anni ne ha 5 o 6.
E’ il 24 dicembre 1939, vigilia del primo “Natale di guerra”.
Il conflitto è infatti esploso in Europa da pochi mesi, il 1° settembre, con l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista.
L’Italia era in attesa. Mussolini, attratto dalle facili vittorie tedesche ma dubbioso dell’impreparazione dell’esercito italiano, attese diversi mesi per prendere una decisione, dichiarando nel frattempo la “non belligeranza” (non la “neutralità”, così da non tradire il “Patto d’acciaio” con Hitler).
La riserva la sciolse il 10 giugno 1940 quando da piazza Venezia declamò l’inizio delle ostilità a fianco dell’alleato germanico. L’inizio della fine.
Quelle feste natalizie furono quindi di attesa, di ansia, di incertezza nel futuro. Un destino a tinte fosche si stava materializzando nei cieli d’Italia, e di tutto ciò gli italiani non ne erano del tutto consapevoli, ancor meno ovviamente la bimbetta Dina.
Per lei contava solo il Santo Natale, fare l’albero, ricevere magari un regalo, festeggiare l’inizio del nuovo anno.
In questo clima Dina si impegnò moltissimo a scrivere la cartolina protagonista dello sfizio di oggi.
Su uno sfondo quadrettato, Dina prima scrisse a matita e poi ricalcò le lettere senza cancellare la matita sottostante.
Scrisse semplicemente «Auguri Dina», ma fu attentissima a non sbordare sopra e sotto il rigo. Ogni lettera è vergata con attenzione, cura, pazienza. Osservate i tratti verticali delle lettere: sono perfetti, sembrano tirati con il filo a piombo. Osservate la “D” maiuscola, sembra uscita direttamente da un abecedario.
Poi, dopo tutto questo impegno a scrivere i suoi auguri, giustamente Dina pensò che fosse il caso di decorare quella cartolina che altrimenti sembrerebbe asettica.
E visto che si era in clima di festa, niente di meglio che disegnare un bell’albero di Natale!
Non so se il destinatario, la famiglia Biavati di Bologna, abbia ricevuto gli auguri di Dina in giornata (in tempo quindi per il Natale – è possibile visto il tragitto postale città per città) o nei giorni successivi (a quel punto validi per il nuovo anno).
Sicuramente si può notare come la cartolina sia stata affrancata correttamente per 20 centesimi. Le tariffe postali per spedire una cartolina in quel momento dipendevano dalla lunghezza del messaggio: 10c per “solo firma”, 20c “fino a cinque parole”, 30c oltre.
Ultima nota. Il bollo postale di Bologna si accompagna a un tassello pubblicitario atto a reclamizzare il “Grande Referendum EIAR”, un concorso cui potevano accedere gli abbonati EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche.
Inviando un questionario compilato entro gennaio 1940 gli abbonati potevano partecipare all’estrazione di vari premi in buoni del Tesoro per un totale complessivo di 700.000 Lire.
Una sorta di “Lotteria Italia” ante litteram.
Chissà se i genitori di Dina avevano una radio ed erano abbonati all’EIAR.
Certo è che con i venti di guerra che soffiavano dal nord Europa una eventuale vincita poteva suonare come beffarda.
E allora che rimane? Rimangono gli auguri teneri e innocenti di Dina, la sua cartolina che ha attraversato quei venti senza disperdersi e che è arrivata sino a noi oggi per ricordarci che con la semplicità e la bontà si riesce a superare anche un conflitto mondiale.
Buon Anno a tutti!
Riproduzione riservata.