STIMATISSIMA MAMMA

STIMATISSIMA MAMMA

14 gennaio 1912.
Una cartolina postale parte da Busso, un comune all’epoca di circa duemila anime (oggi sono la metà) in provincia di Campobasso, alla volta di Bojano, un comune grande tre volte tanto.

Il tragitto che deve compiere la cartolina è breve, poco meno di 18 km, e infatti parte il 15 gennaio da Busso e arriva in giornata a Bojano.
Leggiamone il testo.

«Stimatissima mamma,
Grazie del gentile pensiero che avete per me, potete immaginare che feste penose che ho passate, senza i miei cari figli, ma nel sentirli studiosi, buoni, devoti, mi sentivo in qualche modo più tranquilla.
Quando ho ricevuto la vostra cara cartolina Arcangelo era già partito, se mi scriverà gli dirò che al ritorno facesse la volta di Boiano. I ragazzi per adesso scrivono che sono contenti di trovarsi a Caserta, studiano, e sono buoni, speriamo alla V. di Pompei che sempre siano come adesso. Voi tutti bene, come per adesso anche noi, saluto caramente Giovannina con Clelia e a voi vi bacio la mano. Clementina.»

Notiamo anzitutto che Clementina non dà del “tu” a sua mamma, ma del “voi”.
Usa inoltre l’aggettivo «stimatissima», come se si stesse rivolgendo a un professionista o a un medico.
E infine, la reverenza finale: «vi bacio la mano».

Tutto ciò potrà sembrare fuori dal mondo alla Generazione Z (o Centennials, Digitarians, Gen Z, iGen, Plurals, Post-Millennials, Zoomers o comunque vogliate chiamare i nati dopo il 2000), o comunque anacronistico ai più, ma nel 1912 era una sacra forma di rispetto della persona più adulta.

Era normale.
A volte, quando penso a quei tempi immagino un fiume che scorre all’interno del suo alveo e viaggia tranquillo verso il mare; mentre se penso ai nostri tempi, immagino quello stesso fiume che non solo non riesce a rimanere all’interno del suo alveo, ma nemmeno all’interno di un canale artificiale dalle pareti di cemento… scorre diffuso, senza una direzione, “alla sanfasò”, a come viene.

Un secondo passaggio che ritengo degno di nota è quando Clementina invoca la Beata Vergine del Rosario di Pompei cui è dedicato uno dei santuari mariani oggi più visitati d’Italia, ma che all’epoca era stato da pochissimo edificato (consacrato nel 1901).
Il culto della Madonna di Pompei era evidentemente già molto diffuso tra le genti, anche al di fuori del napoletano.

Ho volutamente lasciato come ultima considerazione le parole di Clementina riguardo i suoi figli, lontani da lei durante le festività natalizie, seppur per valide ragioni di studio.
Pena, tanta pena, ha però pervaso Clementina, sola durante le feste, lo si legge chiaramente e tra le righe. E ciò è chiaramente più che comprensibile, come non essere solidali con Clementina.

E allora il pensiero e l’affetto, seppur virtuale, non può non andare a quelle mamme che trascorreranno il prossimo Natale senza i propri figli lontani o non più su questa terra o perché strappati da una guerra senza senso o perché uccisi da un uomo senza anima e senza cuore che non ha le palle per voltare pagina e accettare la fine di un rapporto.

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