CERCHIARA DI CALABRIA, DAL CAVALLO DI TROIA AL CONFINO POLITICO

CERCHIARA DI CALABRIA, DAL CAVALLO DI TROIA AL CONFINO POLITICO

Cerchiara di Calabria è un comune di circa 2000 anime situato ai margini del Parco Regionale del Pollino, nella porzione nord-orientale della provincia di Cosenza quando questa arriva a toccare la Basilicata e si affaccia sul Golfo di Taranto.

Il territorio di Cerchiara comprende il monte Sellaro e la serra Dolcedorme, la cima più alta della regione (2267 m s.l.m.).
Profondamente modellato e strutturato in funzione dell’andamento del torrente Caldanello, con un alveo caratterizzato da profonde gole, su questo territorio ricade gran parte della Riserva naturale delle spettacolari Gole del Raganello.

Un territorio prettamente boschivo, quindi, tanto che, essendo Cerchiara sorta su un insediamento di origine greca (e la vicina Sibari confermerebbe), proprio dai boschi del monte Sellaro sembrerebbe provenire il legname con cui venne costruito il cavallo di Troia!

Un territorio impervio, quindi, e sicuramente molto più isolato di oggi doveva essere nel ventennio quando il regime fascista lo scelse come luogo di confinamento.

Tuttavia, secondo Cordova-Sergi (vedere bibliografia), a Cerchiara furono confinate soltanto otto persone.
Destino comune in tantissimi altri centri calabri, del resto. Vedere, a tal proposito, lo ‘sfizio’ che si è occupato del confino politico a Belvedere Marittimo:
https://www.sfizidiposta.it/2022/03/07/belvedere-marittimo-bagni-e-confino-politico/
https://www.facebook.com/sfizidiposta/posts/1672403839773089

Tra queste, una ‘vecchia conoscenza’ dei lettori di Sfizi.Di.Posta: Giovanni Zol, che abbiamo appunto già incontrato nello ‘sfizio’ che ha narrato le vicende del confino politico a Tremiti:
https://www.sfizidiposta.it/2021/05/11/tremiti-luogo-di-confino/
https://www.facebook.com/sfizidiposta/posts/1463639050649570

Giovanni Zol, classe 1908, manovale di Fiume Veneto (UD), venne deferito al Tribunale speciale per “organizzazione comunista”. Il 12.8.1936 venne condannato a cinque anni di confino politico (Busta 5589, Fascicolo 125553, del Fondo Confinati Politici presso l’Archivio Centrale dello Stato).

Il 17.5.1941 venne prosciolto con la condizionale. Antifascista sino al midollo, venne nuovamente arrestato dal febbraio al settembre 1943. Partecipò quindi alla Resistenza, e il 7.2.1944, al comando della XIV brigata partigiana Garibaldi Trieste, venne colpito a morte in un’imboscata in Croazia.

I primi anni di confino Zol li sconta a Tremiti, mente gli ultimi a Cerchiara di Calabria.
Ed è proprio di questo secondo periodo la cartolina che mostro oggi, spedita proprio dal “C. P. Giovanni Zol”.
“C. P.”, Confinato Politico.

Datata 15 maggio 1940, la cartolina è diretta a Davide Zol, a Trieste, il fratello.
Riporto la trascrizione del contenuto.

«Caro fratello, dato che, come facilmente credo te lo immaginerai, la mamma ha avuto ed ha moltissime cose da dirmi ma, tu bene comprenderai, che quando si vuol dire tutto in una volta quello che si è sofferto e quali siano le immediate aspirazioni di questo troppo lungo periodo, il risultato quale sia?
Nel suo assieme, (per quanto questo mio giudizio possa sembrarti troppo affrettato) ti dirò che posso ritenermi fortunato di avere un così bravo fratello. Riservandomi di analizzare particolarmente certi particolari? La mamma mi incarica di dirti di non dimenticarti delle sue raccomandazioni, se hai piacere che questo suo periodo (diremo di villegiatura) non sia turbato. Altrettanto dicasi per Emma la signorina? Di essa in una prossima lettera mi prolungherò di più. Salutate tanto da parte della mamma la sig.ra Dora come pure tutti i vicini, uno particolare a Romana e Gigi se c’è ancora. Viceversa spero sempre di poterlo vedere in qualche apparecchio.»

Da questo testo apprendiamo alcune cose interessanti.

La prima è che, evidentemente, la mamma di Giovanni Zol deve aver raggiunto il figlio al confino. Era consentito che un parente prossimo potesse recarsi volontariamente presso la sede confinaria.

Seconda cosa da evidenziare è che la Emma del testo altri non è che Emma Zol, la sorella che viveva insieme alla madre a Trieste, destinatario della lettera spedita da Tremiti che abbiamo già visto nel relativo ‘sfizio’.

Infine, interessante è l’uso da parte di Zol del termine “villeggiatura”.
Il fascismo ha sempre negato il regime di costrizione e mancanza di libertà a cui i confinati erano sottoposti, tanto che un esponente certamente non di secondo piano, Arturo Bocchini, capo della polizia del regime, a fini propagandistici ha più volte accostato le sedi confinarie a luoghi di villeggiatura (a tal proposito, leggere Silverio Corvisieri, “La villeggiatura di Mussolini”).

Non è infatti un caso che il regista Marco Leto intitolò il suo film del 1973 sul confino politico (ispirato alla fuga da Lipari di Carlo Rosselli) proprio “La Villeggiatura”.

Così come certamente grandi polemiche ha suscitato l’intervista dell’allora premier Silvio Berlusconi al quotidiano inglese The Spectator, il 4 settembre 2003, quando, per smontare il parallelismo tra Saddam Hussein e Benito Mussolini, ebbe a dire: «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino».

Ultima nota a riguardo della cartolina. Come è possibile osservare, non vi è alcun segno di censura.

Come abbiamo già visto nello ‘sfizio’ riguardante Belvedere Marittimo, le località più piccole sede di confino politico, magari con pochi confinati come Belvedere e Cerchiara, non necessitavano di un vero e proprio ufficio di censura, con tanto di bolli postali dedicati.
In questi casi, era sufficiente il controllo della polizia locale i cui funzionari, evidentemente, controllavano la poca corrispondenza senza apporre alcun segno.

Riproduzione riservata.

Bibliografia
– Ferdinando Cordova, Pantaleone Sergi (a cura di), “Regione di confino. La Calabria (1927-1943)”. Bulzoni editore, Roma, 2005.
– Silverio Corvisieri, “La villeggiatura di Mussolini. Il confino da Bocchini a Berlusconi”. Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2004.
– Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, “L’Italia al confino 1926 1943. Voll. 1, 2, 3, 4”. La Pietra, Milano, 1983.
– Pasquale Iaccio (a cura di), “La Villeggiatura di Marco Leto. Un film sul confino fascista”. Liguori Editore, Napoli, 2017.

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