AIUTATE LE POVERE ORFANELLE!

AIUTATE LE POVERE ORFANELLE!

Italiani, popolo generoso?
Sì, lo si è sempre detto, lo disse Pertini in una sua celebre frase, lo dicono gli stranieri. Poi, certo, c’è chi se ne approfitta, ma in linea generale il popolo italiano è generoso.

Lo sapevano anche alla Pia Opera Orfanelle dell’Addolorata per bambine povere e abbandonate, in via Tommaso Gulli 14, a Milano.
Il documento che mostro oggi è infatti un piego spedito da questa Opera Pia di Milano a un signore di Roma.

Visionando il testo interno è possibile verificare che altro non si trattava che di una richiesta di donazione a fronte della spedizione di alcune cartoline, evidentemente edite dalla medesima Opera Pia.

Quel che davvero lascia senza parole (almeno allo scrivente) è la freddezza assoluta con cui veniva chiesta l’oblazione.
Certo, ok, si trattava di un ciclostilato, stampato chissà in quante migliaia di copie, ma…

Non vi è un tratto, dico uno solo, scritto a penna; non vi è alcuna personalizzazione; non vi è alcuna data (“data del timbro postale“); non vi è alcuna firma; lo stesso indirizzo del destinatario è una etichetta prestampata e appiccicata con la colla sul piego.

Al contrario, nel testo, vi sono parole estremamente affettate, “E’ troppo vivo il ricordo“, “noi povere orfanelle“, “quello che sentiamo per Voi“, “generosa pietà ch’è proprio delle anime sensibili alle altrui sventure quale Voi avete“.

E accanto a tutte queste frasi strappalacrime un bollettino di conto corrente postale.
Non so voi, ma se io ricevessi una richiesta del genere la cestinerei all’istante, a me il cuore non lo scalda affatto.

E il bello è che, proprio per via di questa totale spersonalizzazione del messaggio, non sappiamo nemmeno quando è stato spedito questo piego.
Sicuramente nel Ventennio, dal momento che nel prestampato bollettino di conto corrente è riportata l’Era Fascista (E.F.).
Tuttavia il bollo in partenza non ci aiuta, e spiego il perché.

Come potete osservare, il francobollo da 10 centesimi è annullato da un bollo a onde e da un bollo circolare “R.R. POSTE T.S“, senza alcuna data.
Quando veniva usato questo bollo?

Dall’1 febbraio 1921 al 30 settembre 1944 la tariffa “Stampe” costava 10 centesimi (per una lettera ordinaria occorrevano 4 o 5 volte tanto).
Per usufruire di questa tariffa, la circolare doveva essere redatta con mezzi meccanici in piccolo numero e consegnate in un minimo di venti esemplari tutti uguali.

Non era pertanto sufficiente annotare “Stampe” sul frontespizio: gli addetti al trasporto, allo smistamento, i verificatori postali, e i portalettere avrebbero potuto/dovuto controllare di volta in volta se, effettivamente, quel piego potesse rientrare nella tariffa “Stampe”.

Di conseguenza, occorreva consegnare in posta per un controllo il pacchetto di circolari che si intendeva spedire, ma il regolamento suggeriva agli addetti di applicare detta tariffa anche se nelle buche trovavano almeno venti esemplari tutti uguali.

Se ciò accadeva, le circolari venivano bollate con il circolare “R.R. POSTE T.S” a indicare ai verificatori successivi all’inoltro che la circolare era stata già controllata e che fosse in regola.

Una sorta di lasciapassare, quindi.
E questo tipo di bollo non presentava data.
Quindi, indicando nel testo ciclostilato “Data del timbro postale” le povere orfanelle non ci hanno certo aiutato a capire quando questo piego è stato spedito.

Ultima nota curiosa.
Sul frontespizio, in corsivo, qualcuno (e nessun altro potrebbe essere se non il destinatario) ha scritto: «aspetto arrivo cartoline».

Giustamente.
Quindi, le povere orfanelle addolorate non solo chiedevano la donazione, ma nemmeno spedivano le cartoline!
Oppure, dai… diciamo che si sono smarrite nel tragitto postale, va bene?

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