POMICE A LIPARI, LIPARPOMICE A MILANO

POMICE A LIPARI, LIPARPOMICE A MILANO

Non pochi studiosi vedono oggi l’Unità d’Italia come un’opportunità per il Nord e un impoverimento per il Sud. Senza scomodare i testi delle canzoni di Eugenio Bennato, è tuttavia vero che l’illuminismo illuminato (mi si perdoni la cacofonia) borbonico venne praticamente spento una volta unificato lo stivale nel 1861. I grandi progressi fatti nella scienza, nella finanza, nei trasporti, vennero di colpo bloccati da una nazione che doveva anzitutto capire chi e cosa fosse.
E questo non accadde soltanto nei primi anni e decenni della neonata Italia, ma anche a motori avviati e rodati.
La cartolina che presento oggi ne è un esempio.
 
La pomice è una roccia porosa e leggera, di origine vulcanica, che si forma quando la lava viene a contatto immediato con l’acqua. A quel punto la lava si raffredda velocemente (e per questo motivo la forma è amorfa, perchè i cristalli non hanno il tempo di formarsi) e i gas in essa contenuta evaporano, rendendo così porosa la roccia che ne deriva.
Questa particolare roccia è possibile estrarla soltanto in poche località nel mondo: alle Isole Eolie (a Lipari, in particolare), sul Vesuvio (in minimissima parte), sull’isola di Santorini, nell’Arcipelago della Sonda, alle Canarie e in Giappone.
 
In Italia questo materiale conobbe un notevole sviluppo industriale a partire dagli anni ’20, quando venne utilizzato come inerte per i calcestruzzi alleggeriti, sia per realizzare murature di tamponamento, sia come base per la produzione di pannelli prefabbricati o di sistemi monolitici (i cosiddetti “blocchi cavi”).
 
Le industrie che si occuparono dell’estrazione e della successiva commercializzazione di questi prodotti erano ovviamente siciliane, no?
No.
Erano tutte del Nord: la ITAL Pomice, la Liparpomice, la Edilpomix, tutte con sede a Milano.
Quindi la pomice veniva estratta a Lipari, portata su a Milano, lavorata e quindi commercializzata. Ne è l’esempio la cartolina che mostro oggi. Nel 1938, la Società Anonima “Liparpomice” vende e spedisce a Novara un vagone di circa 21 metri cubi di granulato di pomice. Quel granulato di pomice siciliana, tolta la materia prima, la Sicilia non l’ha mai vista.
 
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