ALLEGRIA!

ALLEGRIA!

Chi non ricorda la famosa esclamazione di Mike Bongiorno che apriva e chiudeva, generalmente, i programmi da lui condotti?
“Allegria!”, esatto!
Se non ve la ricordate cercatela su YouTube, la trovate facilmente.

Beh, a quanto pare, non era solo Mike Bongiorno a essere allegro, ma anche Mario, il protagonista del nostro sfizio di oggi.

Siamo al 20 aprile 1943. La guerra imperversa un po’ ovunque. Sull’Italia si vanno intensificando i bombardamenti alleati che prepareranno il terreno allo sbarco che avverrà da lì a breve, tra il 9 e il 10 luglio dello stesso anno.

Tuttavia, a Verona, luogo in cui si trova il nostro Mario, non vi è il minimo sentore della guerra se non a partire dalla notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 quando la città viene occupata dalle truppe tedesche.

Successivamente, a Verona vengono localizzati alcuni ministeri della Repubblica Sociale, e per tale ragione viene pesantemente bombardata dagli aerei alleati.
Ma, come detto, tutto questo avverrà successivamente: al 20 aprile 1943 la situazione è abbastanza tranquilla.

Questo il contesto in cui Mario scrive, probabilmente a casa (il cognome del destinatario è il suo stesso).
Mario è un capitano del 1° Reggimento Genio pontieri, 2° Compagnia, un corpo del Regio Esercito che ebbe sede a Verona dal 1933 al 1943.
I pontieri nascono come corpo del Genio con lo scopo di dare sostegno alla popolazione civile colpita da calamità naturali, in particolar modo ripristinando la viabilità.

Una breve nota la merita la cartolina, di quelle in franchigia (ovvero in esenzione postale) fornita alle truppe per scrivere a casa gratuitamente.
Inizialmente, queste cartoline erano semplici, nude e crude.
Poi, si pensò di agghindarle con messaggi di propaganda per incitare le truppe, o con frasi inneggianti o con messaggi grafici come in questo caso indirizzati ai familiari a casa.

Sin qui nulla di così importante da meritare questo sfizio.
Come sempre, infatti, il motivo è altrove, è nel testo. Leggiamolo, è brevissimo:
«Sto bene e sono sempre allegro. Saluti, auguri e ricordi cari.»

Chi studia questo settore della nostra storia sa perfettamente che tutte le lettere e le cartoline provenienti dal fronte o dai campi di prigionia ci raccontano di persone che stanno bene, a cui non manca nulla, ben vestite, ben nutrite, e cose del genere.

Si tratta, chiaramente, di bugie dette a fin di bene, con il duplice scopo di rassicurare a casa e di evitare che la corrispondenza finisse dentro le spire della censura.
Non è infatti pensabile che tutti i militari al fronte e i prigionieri di guerra e gli internati stessero tutti bene, tutti in salute, tutti in forma.
Di sicuro, la maggior parte di loro stava male, ma non poteva (e non voleva) dirlo.

Certo è che tra un rassicurante seppur laconico “Sto bene” e uno spumeggiante “Sto bene e sono sempre allegro” qualche differenza ci corre.
Quindi… Beato te, Mario!

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