Oggi non ci si fa molto caso, salvo in talune situazioni, ma un tempo non rispondere a una lettera era un’offesa gravissima.
Altrettanto grave era il torto se si rispondeva in ritardo.
Se poi a questo torto si aggiungevano anche ingiuste accuse, allora la litigata era assicurata!
E’ quanto, più o meno, deve essere accaduto nel lontano 1863 quando un fratello molto risentito scrive a un altro fratello.
Il piego che vi mostro oggi è spedito da Napoli (dall’ufficio Succursale 1) il 18 agosto 1863 e diretto a Prignano Cilento, provincia di Salerno, dove arrivò il giorno dopo, 19 agosto 1863.
Ecco il testo:
«Napoli lì 18 agosto 1863
Cariss.o Fratello
Le doglianze che fai perché io ho ritardato a scriverti non sono affatto giuste, sì perché altre volte hai tu ritardato per molte settimane, sì perché alla venuta di Vinceprova dovresti avere mie notizie, sì perché le fatiche cui mi sono sobbarcato co il caldo bruciante di questa insopportabile stagione è tale da far perdere la testa.
Io stesso ti feci dire da Vinceprova che non approvavo la tua venuta qui in questi tempi, tanto pei disagi che pei rischi cui saresti esposto nel lungo viaggio.
Però non era necessaria la tua venuta per scrivere, e mandare i conti, né fare le rimesse analoghe, cosicché pare che dovrei lagnarmi io del ritardo e della noncuranza in cui mi hai messo, mettendo tuoi riscontri e porgendo gli ossequi di Elena per Mammà e per Annarella. Ti saluto in fretta.
Tuo fratello
Vincenzo»
Quindi, non soltanto l’ingiusta accusa aveva fatto perdere la testa a Vincenzo, il mittente. Ma anche l’insopportabile caldo che, il 18 agosto a Napoli, deve essere stato davvero “bruciante“.
Ho cercato invano un riscontro visionando gli annali storici dell’Istat che riportano anche le tabelle di temperature e precipitazioni delle principali città italiane, ma purtroppo sono mancanti i dati proprio dal 1861 al 1863 di Napoli.
Ma non ho motivo di dubitare che sia come descritto dal mittente.
Vinceprova deve essere il cognome di un signore. A Salerno non è infrequente: a Pier Leone (detto Leonino) Vinciprova, uno dei mille di Garibaldi, è infatti intitolata una via.
Ultima nota storico-postale per i “non addetti ai lavori”.
Il piego è affrancato con due francobolli, da 5 e 10 centesimi, con l’effige di Vittorio Emanuele II in rilievo.
Corretta tariffa per lettere di primo porto con destinazione fuori distretto.
Questi francobolli (noti come “IV emissione di Sardegna”) vennero emessi nel maggio 1855 (quando ancora l’Italia non era unita) dal Regno di Sardegna, un territorio all’epoca che comprendeva (semplifico, naturalmente) la Sardegna, il Piemonte, la Liguria e parte della Francia (Nizza e Savoia).
Unificata l’Italia, questi francobolli continuarono ad essere utilizzati su tutto il territorio nazionale sino al 31 dicembre 1863. Solo nel febbraio 1863, infatti, iniziò a circolare il primo francobollo riportante la parola “italiano” nel bozzetto.
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