Novembre 1942.
La guerra imperversa, ma i fronti della battaglia sono ben lontani dai confini italiani. Che i carri sovietici per la prima volta ebbero il sopravvento sulle truppe germaniche attraverso l’Operazione Urano era questione che riguardava Stalingrado ma non certo Pomigliano d’Arco.
Proprio tra Napoli e Pomigliano d’Arco, infatti, avviene la storia che stiamo per raccontare.
E’ il 9 novembre, e l’avvocato Bernardo spedisce da Napoli una raccomandata alla signora Dorotea Toscano.
L’avvocato non indica la via e il civico della signora Dorotea, ma soltanto la città, Pomigliano d’Arco.
Potrebbe sembrare strano, ma all’epoca era abbastanza frequente che le missive fossero spedite in questo modo, senza indicare l’indirizzo.
E questo perché, generalmente, il destinatario era persona conosciuta, nota al portalettere. Non erano in molti a ricevere o inviare corrispondenza, di solito lo facevano soltanto le persone con un certo grado di istruzione e cultura.
Qui però successe un guaio: a Pomigliano d’Arco abitavano due signore Dorotea Toscano, e la missiva venne consegnata alla persona sbagliata!
Come faccio a saperlo?
Ricostruire ciò che è accaduto non è molto difficile. Come è infatti possibile osservare, la signora Dorotea Toscano ‘sbagliata’ aprì la busta, si accorse che non era per lei, quindi scrisse sul frontespizio della busta:
«aperta per omonimia
al mittente
Indicare Strada».
Lo stesso giorno, la signora Dorotea si reca quindi presso l’ufficio postale di Pomigliano d’Arco dove l’impiegato postale richiude la missiva, e per farlo utilizza delle striscette bianche lateralmente dentellate.
All’epoca alcuni francobolli vennero stampati su fogli di 200 esemplari, in blocchi di 100 separati da striscette bianche anch’esse perforate (il cosiddetto ‘interspazio’).
Esattamente quelle striscette che si vedono sulla busta. Striscette che, evidentemente, poteva rimediare facilmente un ufficio postale, ma difficilmente un privato.
Quindi, la missiva venne reimmessa nel circuito postale, e rispedita al mittente a Napoli.
La lettera giunge nella città partenopea il giorno dopo, lo si vede dai diversi bolli al retro datati 10 novembre.
Qui effettuano evidentemente una ricerca e individuano il mittente corretto. L’impiegato postale (lo si comprende dal fatto che ovviamente aveva una diversa calligrafia e ha usato un inchiostro differente) aggiunge sul frontespizio «Vedova Caputo» (per identificare meglio il destinatario) e «Via Caserta» (l’indirizzo della stessa).
Quindi, la missiva viene nuovamente immessa nel circuito postale, torna a Pomigliano d’Arco, e verosimilmente viene consegnata al destinatario corretto.
Di missive del genere, che fanno avanti e indietro, ce ne sono a quantità, questa mostrata oggi non è certamente un caso raro. Per le rispedizioni al mittente moltissimi uffici di tutto il mondo hanno anche predisposto appositi bolli, i cosiddetti RTS, Return to sender.
Tuttavia, mi ha incuriosito il fatto che la missiva venne aperta per omonimia e che ciò venne indicato sulla busta.
E spero che questo abbia incuriosito anche voi.
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