MI FA PROVARE LA PUNTA DE MARCHIS ETERNA?

MI FA PROVARE LA PUNTA DE MARCHIS ETERNA?

De Marchis?
No, non si tratta dell’avvocato De Marchis, in “Febbre da cavallo” compagno di scommesse di Mandrake, Felice e d’er Pomata, così squattrinato da dover privare il suo cavallo persino della biada.
Il De Marchis dello sfizio di oggi è di qualche decennio prima e tratta tutt’altro che cavalli.

La cartolina che mostro oggi è infatti datata 9 dicembre 1940, spedita da Piombino, e diretta al sig. R. De Marchis di Roma.
Il mittente chiede di ricevere l’«opuscolo illustrativo della punta De Marchis-Eterna avendo intenzione di acquistarla».

Punta di cosa? Per fare cosa?
Non è chiaro.
Forse una punta per scrivere?
D’altronde, il sig. Lubrano, mittente della cartolina, sembra essere particolarmente attento alla scrittura. La sua calligrafia è estremamente pulita e perfetta, sembra quasi artificiale.

Una volta (oggi un po’ meno) si faceva largo uso dei normografi (oggi chiamati stencil), grigliette di ottone (oggi in plastica) con lettere e numeri normalizzati. Si apponeva il normografo sul foglio, e con la penna si seguivano i contorni delle singole lettere. In questo modo le lettere erano tutte uniformi, di identiche dimensioni, perfette.
E così sembra la scrittura del sig. Lubrano.

Ma non è relativa alla scrittura la punta di cui chiede informazioni il sig. Lubrano.
La punta De Marchis-Eterna era una punta da grammofono.

Per scoprirlo sono andato a scomodare “Musica e dischi”, un periodico che veniva stampato a Milano, in via Carducci, e che veniva spedito in abbonamento postale.
In particolare, sul web ho trovato il PDF del n.25 di luglio-agosto 1948 sul quale, a pag.3, vi è il seguente trafiletto pubblicitario:

«L’inconciliabile conciliato.
La meccanica moderna è riuscita ad ottenere la decuplicazione della vita dei dischi creando la punta permanente De Marchis Eterna.
Le principali caratteristiche della punta De Marchis Eterna sono:
Eliminazione dello sfregamento, nel solco inciso del disco, di corpi molto duri, come acciaio temperato, pietre dure, zaffiro.
L’abolizione dell’ago di forma conica, dannoso perché di diametro variabile, e delle punte di pietra dura e zaffiro, le quali, se sono costanti di diametro, sono però enormemente più grandi del solco inciso e quindi deteriorano i dischi.
La De Marchis Eterna risulta una punta permanente per molte centinaia di audizioni. Essa presenta un ago scorrevole di metallo dolce di diametro assolutamente costante e tecnicamente adatto al solco inciso dalla prima all’ultima audizione. E’ indiscutibile perciò l’enorme vantaggio per i dischi e quindi per la riproduzione. E’ rilevante il fatto che l’ago della punta De Marchis Eterna è di soli 15 centesimi di millimetro di diametro, misura che nessuna puntina dovrebbe superare per non deformare l’incisione.
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DE MARCHIS – ETERNA – ROMA»

All’epoca i dischi erano in gommalacca, rigidi ma estremamente fragili, e a 78 giri.
I moderni vinili, in PVC, a 33 o 45 giri, iniziarono a sostituire i 78 giri soltanto negli anni ’50.

Oltre che per distribuire musica, i 78 giri erano uno strumento di comunicazione formidabile: nel Ventennio vennero molto utilizzati dal regime fascista, e da Mussolini in prima persona, per diffondere notizie, comizi e proclami.
Era quindi di fondamentale importanza, per chi si poteva permettere un grammofono, mantenere efficiente la puntina, così che non rovinasse i delicati solchi del disco.

Ultima nota, tecnica.
Sul recto della cartolina troviamo un bollo che riporta solo una data, “10 DIC. 40”.
Questo tipo di bolli si chiamano in gergo “a ditale” ed erano utilizzati generalmente in condizioni di emergenza o quando il bollo dell’ufficio era in manutenzione.
Normalmente andavano accompagnati dal bollo lineare di località, ma non sempre questo accadeva, come in questo caso.

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