Come ben noto, e come più e più volte sottolineato da Sfizi.Di.Posta negli sfizi già pubblicati, il panorama l’indomani della fine del secondo conflitto mondiale era tutt’altro che da ammirare.
Una distruzione, spesso totale, che bombe e mitraglie, di entrambe le fazioni, fecero sul suolo italico. E quel che non fecero le bombe, lo fecero gli uomini.
In quel contesto, capita frequentemente nei mesi e anni successivi alla fine del conflitto di riscontrare lettere con richieste di aiuti, di sovvenzioni, di prestiti.
La richiesta contenuta nella missiva protagonista dello sfizio di oggi, però, era di tutt’altro tenore.
Siamo a Pesaro, e nella città marchigiana è attiva dal 1911 la premiata fabbrica di motocicli Fratelli Benelli.
Leggiamo la storia di questa ditta direttamente dal suo sito web.
«Teresa Benelli, rimasta vedova, impiegò tutto il capitale di famiglia per realizzare un’officina meccanica e garantire così un’occupazione certa ai suoi sei figli, Giuseppe, Giovanni, Filippo, Francesco, Domenico e Antonio “Tonino”.
In principio era soltanto un garage di riparazioni […] ma i sei fratelli Benelli avevano aspirazioni ben più grandi: costruire motociclette. […] Nel dicembre del 1921 fece la sua comparsa la prima vera motocicletta Benelli: il “Velomotore”».
Ma quel che ci interessa di più è un passaggio ben preciso della storia della Fratelli Benelli:
«La Casa pesarese raggiunse in quegli anni (’30-’40) l’apice del successo (vi lavorano circa 800 dipendenti) ma la seconda guerra mondiale distrusse tutto. Bombardamenti alleati e spoliazioni da parte dei tedeschi ridussero la grande fabbrica ad un cumulo di macerie e capannoni vuoti.
Ma i fratelli Benelli non si persero d’animo e, recuperati macchinari ed attrezzature, affidarono i primi lavori alla conversione civile di circa mille motociclette militari, principalmente inglesi, lasciate nei campi di battaglia dagli alleati.»
Spoliazioni da parte dei tedeschi?
Ebbene sì.
La missiva di oggi è un piego che venne spedito da Pesaro il 1° luglio 1945. E’ un semplice foglio di carta intestata (con una grafica bellissima, peraltro) che venne evidentemente spedito a un gran numero di comuni (questo venne spedito al Comune di Mason Vicentino, dove giunse in agosto, non è visibile il giorno).
Il testo è prestampato, per cui leggibilissimo, ma lo riporto ugualmente.
«On.le Comune
Sarete a conoscenza delle condizioni in cui ci ha lasciati la guerra. Comunque Vi confermiamo che le truppe tedesche hanno completamente depredato il nostro stabilimento asportando tutte le macchine utensili, tutti i materiali tanto grezzi che lavorati, tutti i ricambi, ecc., lasciando le nude pareti.
I tedeschi si sono serviti di treni per il trasporto, e da segnalazioni giunteci simo a conoscenza che detti convogli si sono sparsi un po’ ovunque lungo le linee ferroviarie dell’Italia Settentrionale dopo aver fatto numerose soste, subìto bombardamenti e mitragliamenti ed infine, detti convogli (in parte) sono stati anche depredati, d’accordo o no con i tedeschi, dai civili.
Siamo ora alla ricerca del nostro materiale onde riattivare, sia pure parzialmente, lo stabilimento e soddisfare le richieste che giornalmente ci pervengono numerose da parte dell’affezionata cliente ed anche per alleviare la disoccupazione.
Pertanto, facciamo appello alla solidarietà che in questo particolare momento occorre dimostrare per affrettare la ricostruzione della nostra Patria, e Vi preghiamo di aiutarci in questa opera col segnalarci tempestivamente ogni notizia riferentesi al rintracciamento del nostro materiale, comunicandoci anche se treni od autocarri di cose nostre sono transitati nella Vostra zona e fornirci, in genere, tutte quelle informazioni che, a Vostro giudizio, potrebbero essere utili per il raggiungimento del nostro scopo.
Contiamo sulla Vostra attiva collaborazione e, nell’attesa, Vi ringraziamo e con tutta stima vi salutiamo.
FRATELLI BENELLI – PESARO»
Esattamente, quindi, quelle spoliazioni di cui parla il sito web della ditta Benelli.
E questa lettera è la prova testimoniale di quanto accadde in quei frangenti.
La posta metteva in contatto amici e parenti, genitori e figli, nonni e nipoti. La posta era affidare i propri pensieri alla carta. La posta era darsi appuntamento in piazza a mezzogiorno. La posta era il mezzo per inviare gli auguri. La posta era un mezzo di comunicazione. La posta era IL mezzo di comunicazione.
E… la posta era un modo per recuperare pezzi di ricambio, quei pezzi indebitamente sottratti e trafugati chissà dove.
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