TI MANDO LE MATITE – 2° TEMPO

TI MANDO LE MATITE – 2° TEMPO

Dove eravamo rimasti?
Eravamo rimasti alla cartolina di Diva spedita da Massa Apuania il 31 marzo 1943 e indirizzata a suo fratello Muzio, presso la colonia di Rovegno:
https://www.sfizidiposta.it/2023/05/15/ti-mando-le-matite-1-tempo/

A proposito della colonia di Rovegno, se ne sa qualcosa?
Certo che sì. Eccome.

La Colonia di Rovegno, in alta Val Trebbia, oggi nel territorio della città metropolitana di Genova, progettata dall’ingegnere Camillo Nardi Greco (1887-1968), venne costruita nel biennio 1933-34 (inaugurata il 29 luglio 1934) come luogo di villeggiatura per bambini.

Si tratta di un enorme edificio grigio in cemento armato, a schema di C, di 28.709 metri cubi e che occupa un’area di 1.600 metri quadri. Realizzata per volontà della federazione genovese del Partito Nazionale Fascista con una sottoscrizione, è un classico esempio di architettura razionalista tipica appunto dell’epoca fascista.

Ampliata nel 1939 con la realizzazione di un grande chalet a ovest adibito a infermeria, raggiunse la capienza massima di cinquecento posti letto destinati gratuitamente ai bambini di Genova appartenenti alla Gioventù Italiana del Littorio (GIL).
Del resto, scout e oratori cattolici erano praticamente al bando, i bimbetti non potevano che essere inquadrati in questa organizzazione fascista.

In base alle fonti consultate, la struttura mantenne la sua destinazione d’uso quale colonia estiva sino all’estate del 1942.

A partire dall’ottobre 1942, infatti, l’edificio venne destinato a ospitare i ragazzi sfollati da Genova.
330 ragazzi tra l’ottobre 1942 e il settembre 1943 vennero portati qui.
Le camerate divennero delle grandi aule dove tenere le lezioni scolastiche, i comodini vennero usati come banchi. Insomma ci si adattò.

I ragazzi erano organizzati in quattro compagnie, ciascuna di tre plotoni di trenta alunni, tranne la quarta che non era completa.
Ricordiamo, quindi, l’indirizzo di Muzio presso la Colonia di Rovegno: “3a Compagnia, 2° Plotone“.
Muzio era dunque uno dei 330 ragazzi sfollati da Genova.

A questo punto, riportiamo il testo della seconda cartolina, protagonista del “secondo tempo” di questo sfizio.
Stavolta è Muzio a scrivere, l’8 aprile 1943. La cartolina parte da Rovegno il 9 aprile, quindi pochi giorni dopo aver ricevuto la cartolina della sorella Diva.
E difatti, proprio a quella cartolina Muzio risponde.

«Cara Divina,
ho ricevuto la sua cara lettera e cartolina, proprio lunedì quando ero con la mamma che mi è venuta a trovare.
Non puoi credere quanto sia stato contento di rivedere la mamma; ti ringrazio molto per le buste, la matita e la gomma che mi hai mandato.
Per la Lina ti sei sbagliata, perché le ho ancora da scrivere, anzi se la vedi dalle il mio indirizzo e dille che mi scusi tanto.
Adesso scriviamo sempre con la penna, perché ci hanno dato l’inchiostro, ma qui non è scritto bene, per via della brutta carta.
Io stò bene come spero di voi.
Sono un po’ rimasto a sapere che la Ines è morta, ma pazienza. Tanti saluti e bacioni a tutti dal vostro fratello Muzio.
Scrivetemi subito»

Muzio fa riferimento alle buste, alla matita e alla gomma che Diva con la precedente cartolina gli aveva detto che avrebbe inviato.
Poi fa riferimenti a una certa Lina, evidentemente questo argomento era inserito nella lettera.

La matita, tuttavia, non serve più per scrivere, adesso ha l’inchiostro!
Peccato che la carta con cui stamparono le cartoline postali era molto porosa, e quindi l’inchiostro, se non veniva tamponato subito, si spandeva velocemente, sbavando le parole.

Le cartoline postali di propaganda di guerra “VINCEREMO” vennero emesse il 19.7.1942 (quella da 15 centesimi) e il 7.8.1942 (quella da 30 centesimi). Va da sé che tempi, modi, materiali, e insomma qualsiasi elemento necessario per la produzione dell’oggetto postale, fossero condizionati dal momento storico in cui tutto scarseggiava, anche il tempo per fare le cose per bene.

La matita, però, non fu del tutto inutile.
Se vedete, nella prima parte del testo di questa seconda cartolina sono tuttora visibili le righe che Muzio ha tirato a matita per scrivere ordinatamente sul rigo orizzontale.
Del resto, la calligrafia di Muzio è elegante, ordinata, non ci sono errori grammaticali e, a differenza della sorella Diva, vi è un corretto uso della punteggiatura.

Tutto questo ordine, questa serenità, questa tranquillità, sarebbe svanita da lì a poco.
La Colonia di Rovegno stava per trasformarsi nella “colonia degli orrori”.

Alla caduta del fascismo, nel luglio 1943, la colonia continuò a funzionare ancora per un po’ e quindi venne definitivamente chiusa anche perché la Val Trebbia stava per diventare terreno di guerra.

Quell’inverno del ’43, infatti, i nazifascisti abbandonarono le valli e si spostarono sulla costa. Di conseguenza, le valli divennero terreno di stazionamento delle truppe partigiane di liberazione.

La colonia venne utilizzata come sede del comando della “Sesta Zona Liguria”, come infermeria, e come prigione per tedeschi, militi della Repubblica Sociale Italiana e paramilitari delle Brigate nere.

Con un bollettino straordinario del 25 marzo 1945 a firma del Comando della VI Zona Operativa si informava dell’avvenuta esecuzione, nei giorni 21 e 22 marzo, della sentenza di morte nei confronti dei prigionieri delle Brigate Nere.

Fu quella la prima esecuzione di una serie di fucilazioni e torture che portarono alla morte di centinaia di prigionieri nazifascisti per mano dei partigiani.
Molti dei corpi di queste persone non sono mai stati ritrovati, si parla di un totale di 600 cadaveri. Di questi, 160 sono stati rinvenuti successivamente in fosse comuni.

Su questo argomento, tuttavia, mi fermo qui perché è molto facile cadere nelle ideologie, di destra o di sinistra, e parteggiare per una o l’altra fazione.
Ideologie a parte, è bene ricordare che in guerra non vince proprio nessuno.

A questo punto farei entrare Leo il Leone.
Chi è?
L’avete visto centinaia di volte!
E’ la mascotte dello studio cinematografico hollywoodiano Metro-Goldwyn-Mayer, nonché il protagonista dei titoli di apertura e chiusura dei film della MGM.
E sul ruggito di Leo farei dunque calare il sipario. Su Muzio, sulle matite, e su tutto il resto.
The end.

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