AH, L’ARTIGLIERIA DA MONTAGNA…

AH, L’ARTIGLIERIA DA MONTAGNA…

 

Giovanni, Giovanni…!
Ma insomma, ma ti devo spiegare tutto tutto??

Sono impazzito?
No.
Realista.
Ma andiamo per ordine.

Una cartolina parte da Imperia il 22 dicembre 1951, in direzione di Merano.
Sul lato illustrato osserviamo il Bambinello Gesù circondato da tre angioletti.
Ci sta, siamo sotto Natale.
E che sia il piccolo Gesù ce lo conferma la didascalia al verso che riporta dei versetti di Isaia (9, 6): «E’ nato per noi un piccolo bambino: Egli sarà chiamato il Dio forte.»

E sin qua, tutto ok.
Chi scrive è Francesca, chi riceve è l’alpino mortaista Giovanni.
Entrambi sono nomi di fantasia, quelli veri ho preferito oscurarli, e tra poco capirete perché.

Francesca scrive:
«Giovanni, ho ricevuto con molto piacere la tua lettera: non è affatto vero che mi annoi a sentire parlare dell’artiglieria da montagna, anzi mi fa piacere.»

Noooo, per carità, ci mancherebbe, Giovanni!
Parlami pure dei mortai, dei cannoni, degli obici, delle munizioni.
No no, parlamene pure Giovanni!
Non vedevo l’ora!
E’ tutta la vita che aspettavo questo momento, di incontrare qualcuno che mi parlasse dell’artiglieria da montagna!!

Eppure a un certo momento a Giovanni deve essere venuto un piccolo dubbio, un sospetto, un vago sentore…
E anziché risolverselo da solo, gliel’ha anche chiesto!
Giovanni!! Ma cosa volevi che rispondesse Francesca??
Sì, Giovanni, mi annoi da morire, non ne posso più?

Francesca è una donna a modo, si vede anche da come scrive, con una calligrafia curata, rotonda, attenta al dettaglio.
E’ intelligente Francesca.
Non te lo direbbe mai, caro Giovanni, che si è dovuta fare tre caffè di seguito per rimanere sveglia!!

E Francesca continua:
«Non so se quando tornerai ti riconoscerò ancora, se sarai in divisa: non so proprio immaginarti.»

Eh, dipende da Giovanni, cara Francesca.
Se si presenterà solo in divisa, forse ce la puoi anche fare.
Se arriverà con la faccia truccata da Rambo allora sarà un tantinello più difficile…
E se ho capito bene il tipo, il rischio c’è, eh!

E conclude:
«Sarò contenta di rivederti, se verrai. Intanto, sperando che ancora ti giungano in tempo, ti invio i miei più vivi auguri.»

Tenera…!
Beh, si vede che Francesca è innamorata, no?

Ora… quando il diavolo ci mette lo zampino…
Come è possibile osservare, il francobollo è annullato dal bollo di Imperia e da un tassello pubblicitario.

Questo tipo di tasselli pubblicitari nacquero nel 1901 quando a Roma e Napoli vennero installate delle macchine bollatrici di tipo Bieckerdike adatte a imprimere su carta sia il classico bollo tondo datario che il tassello pubblicitario rettangolare (quest’ultimo, in quell’occasione, fu l’incoronazione a Re di Vittorio Emanuele III).

Negli anni se ne usarono a centinaia, ma negli anni ’50 e ’60 ebbero un vero e proprio boom.
Non è pertanto anomalo, anzi, che nel 1951 all’ufficio di Imperia, fosse in uso una macchina bollatrice con un tassello pubblicitario riguardante Imperia e uno dei suoi prodotti economicamente più pregnanti, la lavanda montanina, in questo caso prodotta della ditta Garmella Profumi.

L’entroterra del Ponente ligure, in quell’arco di valli a ridosso delle Alpi Marittime, vanta infatti una ricca tradizione nella coltivazione e distillazione della lavanda.

La Garmella Profumi, di Ramella e Garlaschelli, operante dagli anni ’20 a Imperia e Oneglia, produceva e vendeva articoli da profumeria, e tra essi il pezzo forte era appunto la lavanda montanina.

Occorre a questo punto ricordare che la lavanda è nota per i suoi effetti calmanti, e senza dubbio può essere usata in caso di agitazione, nervosismo, insonnia moderata, umore depresso.

Ora… Nella situazione, quindi, tra Giovanni e Francesca, in mezzo a tutta quell’artiglieria da montagna, è stato per caso questo un messaggio subliminale?

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