VI SCRIVO DOPO!

VI SCRIVO DOPO!

Vi ricordate Bianconiglio in Alice nel Paese delle Meraviglie? Bianconiglio correva, correva, aveva sempre fretta, era sempre tardi. Ma non vi parlerò di Alice e della sua rincorsa al Coniglio Bianco, ma di un Bianconiglio ciociaro. Procediamo con ordine. Oggi capita di inviare una mail o un messaggio, che sia un SMS o un WhatsApp, per dire ‘al volo’ che abbiamo ricevuto e che risponderemo più compiutamente dopo. Una sorta di conferma di ricezione, per avvisare il mittente. Ma quando si scrivevano lettere e cartoline questa necessità non c’era. Non c’era la velocità dei mezzi moderni, e non c’era il bisogno di dare conferme. Se si trovava il tempo per scrivere, si scriveva e basta, non si scriveva ‘ti scrivo dopo’. Fa dunque sorridere il contenuto di questa serie di tre cartoline inviate il 22 marzo 1930 e poi il 2 e il 10 gennaio 1931 da Dallas (Texas, USA) a Ceccano (Frosinone). La prima cartolina, datata 22 marzo 1930, è scritta a mano ed è un veloce messaggio di Harry ai propri genitori per comunicare che stava bene. «Io scriverò una lunga lettera domani che imposterò facilmente lunedì.» Sembra, ma è una mia interpretazione personale, che Enrico sia da poco arrivato negli USA, che per integrarsi immediatamente con l’ambiente circostante abbia modificato il suo nome in Harry, e che con questa cartolina intanto comunica ai propri genitori che il viaggio è andato bene, che è arrivato a destinazione, e che sta bene. Ci spostiamo al 1931. Harry ormai si deve essere sistemato a Dallas, la sua situazione personale e lavorativa probabilmente si è assestata, e quindi avrà tutto il tempo di scrivere lunghe e dettagliate lettere ai propri genitori. No? No. Cartolina del 2 gennaio 1931: «Scrivo brevemente perché occupatissimo. […] Io scriverò lungamente fra giorni rispondendo a tutte le vostre ultime lettere. […] Scriverò nuovamente fra poco quindi scusate la brevità.» Cartolina del 10 gennaio 1931: «Ancora per una volta vorrete scusare la mia brevità. Sono ancora occupatissimo […]. Senza dubbio scriverò più lungamente la prossima volta. […] A tutte le vostre lettere risponderò distesamente con la mia prossima. […] e scusate la mia brevità causata non da malavoglia ma bensì dal troppo da fare…» Non metto in dubbio che Harry fosse davvero occupatissimo. Ma con il tempo, e lo spazio sulle cartoline, impiegato a scusarsi, non avrebbe fatto prima a raccontare qualcosina di sé? Mistero sepolto a Dallas! Non contento, ho cercato Harry nell’archivio demografico della città di Dallas (potere dei mezzi informatici odierni!), e ho scoperto che negli anni ’40 Harry era proprietario di un avviato ristorante, in Highland Park. Beh, allora era vero che era effettivamente occupatissimo… White Rabbit approved! Riproduzione riservata.
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