AI TEMPI DEL BREFOTROFIO…

AI TEMPI DEL BREFOTROFIO…

Oggi è tostarella.
Non è una storia facile da digerire. Ma certe cose vanno raccontate per evitare che ricapitino.
Oggi parliamo di bambini. Illegittimi o abbandonati.

Nel 787, l’arciprete Dateo, con l’idea che occuparsi dei bambini nati da relazioni illegittime o abbandonati fosse un gesto di carità cristiana, fondò a Milano uno xenodochio, ovvero un ricovero ospedaliero, che di fatto parrebbe essere il primo brefotrofio d’Occidente.
Un brefotrofio, quindi, si distingue da un orfanotrofio che si occupa soltanto di bambini (appunto) orfani.

Più avanti, e precisamente alla fine del XII secolo, venne introdotta in Europa la cosiddetta “ruota degli esposti”, ovvero un congegno che consentisse l’abbandono di un infante senza essere visti o identificati.
Ecco perché questi trovatelli venivano chiamati “esposti”.

In poche parole, ci si avvicinava a questo congegno a ruota, si deponeva l’infante, e si girava la ruota; così facendo, il neonato passava dentro al muro e arrivava all’interno dell’ospizio; qui, una campanella avvisava del nuovo arrivo; chi deponeva, quindi, rimaneva fuori dalla struttura, senza essere visto.

Onestamente, non mi sento di giudicare tutto ciò. Di primo acchito, sembrerebbe una cosa aberrante. Ma forse più aberrante ancora era il fatto che, a fronte di una malformità o chissà per quale altro assurdo motivo, un infante potesse essere soppresso piuttosto che affidato alle cure di un brefotrofio.
Quindi, tra tutti i mali, a pensarci bene forse questo era il male minore.
Va infatti considerato, per esempio, che nella sola città di Milano, nell’Ottocento, venivano “esposti” più di 4.000 trovatelli ogni anno: 4.000 potenziali assassinati in meno.

Forse vale la pena riportare quanto l’arciprete Dateo aveva lasciato scritto con il suo testamento:
«Dateo, arciprete della santa Chiesa milanese, figlio del magescario Damnatore, con l’aiuto della divina misericordia vuole stabilmente fondare in questa città di Milano, presso la chiesa cattedrale, un brefotrofio come opera di santa pietà cristiana. […] Infatti le donne che hanno concepito in seguito a un adulterio, perché la faccenda non si sappia in giro, uccidono i propri figli appena nati e così li mandano all’inferno senza il lavacro battesimale. Questo avviene perché non trovano un luogo dove possano conservarli in vita, tenendo nascosta nel contempo l’impura colpa del loro adulterio; allora li gettano nelle cloache, nei letamai e nei fiumi. Pertanto io, Dateo, confermo attraverso queste disposizioni che sia istituito un brefotrofio per i bambini nella mia casa e voglio che questo brefotrofio sia posto giuridicamente sotto la potestà di Sant’Ambrogio, cioè del vescovo pro tempore […]. Voglio inoltre e stabilisco quanto segue: […] che si provveda a stipendiare regolarmente alcune nutrici che allattino i bambini e procurino loro la purificazione del battesimo. Finito il periodo dell’allattamento, i piccoli vi dimorino ininterrottamente per sette anni, ricevendovi adeguata educazione con tutti i mezzi necessari; lo stesso brefotrofio fornisca loro vitto, vestiti e calzari.»

I brefotrofi, poi, vennero via via sostituiti da altre istituzioni (istituti di adozione e affidamento, case-famiglia, etc), e oggi (con la Legge n.149 del 2001) sono definitivamente chiusi.

In questo contesto di carità cristiana, tuttavia, lascia un po’ interdetto il documento che presento oggi.
Si tratta di una normale cartolina-avviso, spedita dal Brefotrofio Provinciale di Milano il 6 giugno 1914, per comunicare l’adozione di un “esposto”.
Belle notizie! Certo. Ma leggiamo meglio cosa c’è scritto.

«L’Esposto N. 376-14 fu oggi affidato…».
Non un nome, non un nomignolo.
Un numero.

E ancora:
«…verificare se il numero d’ordine inciso sulla medaglia appesa al collo dell’Esposto corrisponda a quello indicato sul libretto di scorta…».
Medaglia appesa al collo?

E quel che lascia ancora più interdetti è che questo testo fosse prestampato su una cartolina-avviso. Non è manoscritto, non è un errore del momento, l’addetto non si è lasciato prendere la mano.
No. Era la prassi.

Personalmente, vi dico la sincera verità, un brivido freddo mi è corso lungo la schiena quando ho letto di persone indicate con numeri e di medaglie appese al collo.
E, onestamente, tutta la carità cristiana che ha mosso a pietà l’arciprete Dateo se ne è andata a farsi abbastanza a benedire.

Per chi voglia approfondire l’argomento, in rete si trova molto materiale, compreso un testo del 1912 (quindi due anni prima della nostra cartolina) che illustra in estremo dettaglio l’opera del Brefotrofio Provinciale di Milano, nonché (sul sito web della Regione Lombardia) l’inventario dal 1483 al 2002 della medesima istituzione.

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