AL LADRO!

AL LADRO!

Di delazioni non è la prima volta che Sfizi.Di.Posta se ne occupa. E’ sufficiente cercare tra i precedenti ‘sfizi’ e ne troverete diversi.
Ma questa è la prima volta che la delazione avviene non soltanto con lettera anonima, ma anche con i ritagli di giornale, così come mille volte abbiamo visto nei film.

Ma andiamo con ordine.
Ci troviamo a Bologna, nel 1888, e alle undici di sera del 29 gennaio viene spedita questa busta indirizzata al Consiglio d’Amministrazione della Cassa di Risparmio di Bologna.
Come è possibile osservare dai bolli postali al retro, la missiva venne bollata alle 7 del mattino del 30 gennaio e consegnata con la prima distribuzione.

Già dall’indirizzo del destinatario si comprende che qualcosa non va. L’indirizzo su tre righe è in realtà composto da tre pizzini ritagliati da chissà dove e incollati sulla busta. Ma su questo ci ritorneremo, andiamo avanti.

All’interno della busta un foglio il cui testo recita:
«Da molto tempo l’impiegato Bolognetti entra ogni giorno alle ore 2 ½ dai banchieri Gavaruzzi o Busi a scontare forte sommi metalliche della Cassa. Purificatevi dai ladri.»

Il messaggio è forte e chiaro. Il Bolognetti sottraeva evidentemente “somme metalliche” (ovvero monete d’oro e d’argento) per andarle a convertire in contanti presso altri banchieri.

Come è possibile osservare, il messaggio è stato composto da caratteri, singoli o in blocchi parziali, ritagliati da riviste o pubblicazioni.
Il tutto, nel più classico stile di un film poliziesco.

Eppure, anche in casi del genere, è possibile analizzare diversi aspetti per risalire al mittente, o (perlomeno) a restringere il cerchio dei possibili indiziati.

Di certo non sarà sfuggito il fatto che la missiva è stata spedita da Bologna. Ma questo potrebbe anche essere un depistaggio: io, abitante a Ferrara (per esempio), vado a Bologna a spedire la missiva così che Ferrara viene esclusa dalle indagini.

Tuttavia, i particolari indicati nel testo della missiva portano immediatamente a pensare che il delatore sia anch’egli un dipendente della Cassa di Risparmio di Bologna: chi potrebbe osservare tutti quegli spostamenti, di cose e persone, se non qualcuno che lì lavora?

E la conferma, a mio avviso, lo fornisce un piccolo ma significativo particolare.
Abbiamo visto che il testo del messaggio è composto da tanti caratteri ritagliati poi incollati insieme. Le tre righe del destinatario, incollate sulla busta, fanno invece eccezione: sono sì ritagli, sono sì incollati, ma sono fettucce di carta intere, non sono composte da singoli caratteri.

E chi potrebbe disporre di righe intere così specifiche come “Consiglio d’amministrazione”, “della Cassa di Risparmio” e “Bologna”?
Forse qualcuno che ha accesso a carta intestata da cui ritagliare quelle fettucce?

Non voglio passare per lo Sherlock Holmes di turno, e quindi mi fermo qui.
In realtà, investigare su una lettera anonima di questo genere implica l’analisi di tantissimi elementi: la gestione dello spazio grafico, la distanza tra le parole e/o tra le lettere, i margini e la tenuta del rigo, la busta, la carta, le dimensioni di busta e contenuto, lo spessore e il peso della carta, la filigrana, l’eventuale francobollo, l’incollatura, la presenza di impronte digitali, la saliva, l’eventuale rossetto, eventuali tracce alimentari, etc.
Ma serve soprattutto competenza ed esperienza, e per questa ragione (ripeto) mi fermo qui.

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