BERSAGLIATO DAGLI INVIDIOSI!

BERSAGLIATO DAGLI INVIDIOSI!

Invidie, calunnie, pugnalate alle spalle. Sul luogo di lavoro, a volte, lavorare può diventare insopportabile. Certo, dipende da tante cose, e generalmente nelle piccole aziende, maggiormente controllate, questo non avviene. Ma nella pubblica amministrazione o nelle grandi aziende può essere molto più frequente.
E ciò che avviene oggi è avvenuto anche ieri, e la storia di oggi ce lo racconta.

La missiva parte da Napoli il 25 agosto 1938 ed è diretta in città.
Il datario della bollatura di partenza “Napoli Ferrovia” riporta l’ora tra le 19 e le 20. Al verso troviamo un secondo bollo dello stesso giorno alle 20, e un terzo bollo “Napoli Distribuzione” sempre dello stesso giorno ma con orario compreso tra le 22 e le 23.
Verosimilmente, quindi, vista l’ora, la missiva venne consegnata il giorno dopo, il 26 agosto.

Gli specialisti del settore avranno già notato i due “bolli a targhetta”, quello in partenza e quello di distribuzione.
I bolli cosiddetti “a targhetta” altro non sono che normali bolli circolari che si accompagnano da un tassello pubblicitario, generalmente di forma rettangolare, che viene apposto (insieme e a fianco al bollo circolare) da un’obliteratrice meccanica.

Questi tasselli pubblicitari riportano messaggi pubblicitari relativi a prodotti o attività commerciali, ma vennero utilizzati anche dallo Stato e dall’amministrazione postale per veicolare messaggi di utilità o (sotto il regime fascista) di propaganda.

Il bollo a targhetta in partenza, infatti, promuove la Prima Mostra del Dopolavoro organizzata dal Partito Nazionale Fascista. Organizzata a Roma dal 24 maggio al 31 agosto 1938, prevedeva riduzioni ferroviarie per chi la visitasse.
Questo bollo, molto comune, venne utilizzato in diverse città italiane (Roma, Napoli, Venezia, Genova, Milano, Torino, etc) su tutta la corrispondenza in partenza o in arrivo.

Il secondo bollo a targhetta, invece, promuoveva il turismo nel Belpaese: “VISITATE L’ITALIA”, recitava. Anche questo bollo fu utilizzato su larghissima scala, su tutto il territorio nazionale e in diversi anni.

Nel caso specifico della missiva in esame riporta un errore, comunque non rarissimo, in cui il guller circolare con data e orario è ruotato di 180° rispetto alla targhetta rettangolare. Capitava.

La missiva è indirizzata all’Ill. Sig. Comm. Enrico Rossi, Direttore Circolo Costruzioni Telegrafiche e Telefoniche, Napoli.
Questi Circoli (in sigla CC.TT.TT.), non erano come li intendiamo oggi, un’aggregazione di persone con comuni interessi, ma erano veri e propri compartimenti dell’amministrazione centrale delle poste.

Istituiti con Regio Decreto-Legge 23 aprile 1925, n.520, convertito nella Legge 21 marzo 1926, n.597 e successive modificazioni, presenti in ogni regione d’Italia, curavano la costruzione, la manutenzione e la sorveglianza delle linee telegrafiche e telefoniche.
Ovviamente, parlo al passato dal momento che l’amministrazione postale oggi è privatizzata.

Ma veniamo al testo: volutamente, ho trascritto anche gli errori grammaticali.
I cognomi originari sono stati sostituiti da cognomi di fantasia: sono passati tanti anni da allora, 84, per cui non ci sarebbe problema alcuno, però vista la natura della missiva ho preferito farlo, tanto non ci sposta nulla.

«Ill.mo Sig. Comm.re
Mi perdona l’ardire, mà la mia schietta coscienza mi spinge a rivolgermi direttamente alla V. S. Ill.ma acciocché si può convincere della mia onestà.
Sono stato 16 anni al Magazzino, e sono stato bersagliato più volte sempre per gli invidiosi da qualche funzionari del Circolo stesso, che potrei citarli, si furono fatte diverse verifiche, e contro verifiche, mà la mia onestà nessuno l’ha potuto intaccare: anche il Com.re Maggini che venne a Napoli con brutta intenzione, perché si aveva fatto notare al Superiore Ministero, che tanto il Circolo come il magazzino non funzionavano a dovere; nei primi tempi sempre per i malviventi e maligni il Com.re mi voleva mangiare, mà poi invece dopo riconosciuto la mia vera onestà, mi diede pienamente ragione, e che dopo 2 anni, nella sua partenza non volle nessuno in Stazione, solo a me mi comunicò l’ora della partenza che lo accompagnai alla Stazione, e qui si può convincere che tutto ciò che dicono contro di me e falso.
Sono circa 23 anni che sono a Napoli senza di avere punizione di sorta; questa volta per causa di un’uomo dedito solo alla strafottenza e che del servizio non ne vuol sentire, ho avuto la perquisizione in casa, che non avrei mai creduto, che si sarebbe dato soddisfazione a un bugiardo simile.
Desidrerei tanto se la V. S. Ill.ma si volesse informare, tanto al Caposquadra Miranda, come al Cinquegrana, se con chi sarebbero contenti di stare, se con me, o col Russo, e poi si convincerebbe chi è stato il provocatore, mà poi si può convincere dai 2 documenti che consegnai alla Milizia, e che la Milizia inviò alla V. S. Ill.ma, quale condotta ha avuto il Russo verso di me, senza poi di tener conto di tutti gli altri documenti da me lacerati; quei 2 documenti gli ritrovai per pura combinazione nel mio stipo.
Se in codesto Circolo ci sono protettori per il Russo, e bene che lo sappia, è perché il Russo ha imprestato le migliaia di lire a piu di qualc’uno, posso citarli e comprovarle a chi gli ha dati.
Poi il Sig. Montanaro a volte si è dovuto recare al Castelletto perché il Russo non era a posto, mà solo il perché il Russo ha in Codesto Circolo chi lo protegge, tutto si mise a tacere, certamente se questo fosse avvenuto nel mio turno, nulla si sarebbe taciuto, per ciò prego la S. V. Ill.ma volersi fare un’esame di coscienza e riflettere quanto cio si è fatto contro di me ingiustamente.
Il Russo non dovrebbe avere la coscienza di andarsi a prendere lo stipendio perché non ha ne volontà di fare il servizio a dovere, e né ha avuto mai cura dei materiali dell’amministrazione.
Prego la V. S. Ill.ma di non farmi smarrire i 2 documenti che la Milizia le inviò, perché mi possono essere utili per la mia difesa, verso il Superiore Ministero.
Desidrerei tanto conferire a voce.
Mi perdona, la ringrazio ossequiandola mi dico suo devotissimo Esposito Antonio.
Napoli, 25/8/1938 XVI»

Il povero Antonio era stato preso di mira dal cattivissimo e intrallazzone Russo!
La lettera è un crescendo di rabbia, di frustrazione. Inizialmente Antonio evita di dire il nome del suo detrattore, ma poi non ce la fa più e sbotta, dicendo peste e corna del collega.

Certo, fa sorridere, senz’altro, ma suscita al tempo stesso tanta compassione: situazioni come quelle chissà quante ce ne sono state e quante ce ne sono.
E, soprattutto, chissà se il Russo avrà pagato per tutte le sue angherie!

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