QUANDO SEI TESTIMONE DEL TERREMOTO DI REGGIO E MESSINA DEL 1908…

QUANDO SEI TESTIMONE DEL TERREMOTO DI REGGIO E MESSINA DEL 1908…

Del disastroso terremoto avvenuto il 28 dicembre 1908 e che ha devastato le città di Reggio Calabria e Messina si è scritto tanto: la rete è piena di siti web e pagine sull’argomento che non ritengo necessario tornarci su.
Ogni tanto, però, escono fuori documenti inediti che offrono lo spunto per approfondire alcuni aspetti.

In particolare, oggi ci soffermeremo su una cartolina postale spedita in franchigia postale il 9 marzo 1909 da Urbino a Messina.
Chi scrive è il direttore dell’Osservatorio Meteorologico e Sismico di Urbino, all’epoca il professor Tito Alippi. Essendo il mittente un ente, la cartolina non doveva essere affrancata, e difatti non lo è. E per attestare tale diritto veniva apposto un bollo ovale dell’ente, visibile in alto a sinistra.

Come è possibile leggere dal sito ufficiale dell’istituzione, l’osservatorio urbinate fu fondato il 1° maggio 1850 dal Padre Scolopio Alessandro Serpieri (1823-1885) e fu da subito indirizzato più verso lo studio della meteorologia che di altre scienze. Accanto a barometri, termometri, igrometri, pluviometri e anemometri vi erano però anche due sismografi, costruiti da Achille Scateni, uno per i movimenti verticali e il secondo per quelli ondulatori, e un terzo apparecchio molto particolare chiamato “protosismografo” costruito da Ermanno Brassart su ideazione di Michele de Rossi.

Tuttavia, la sismologia non era lo scopo principale dell’osservatorio, né il principale interesse di Serpieri, tant’è infatti che oggi, persa la parola “Sismico”, si chiama semplicemente “Osservatorio Meteorologico Alessandro Serpieri”, in onore del suo fondatore.

Ma torniamo alla nostra cartolina.
Il destinatario è l’allora direttore dell’Osservatorio di Messina, professor Giovambattista Rizzo.

La storia dell’istituto messinese ce la consegna l’INGV, qui la sintetizzo brevemente.
L’Osservatorio Meteorologico e Geodinamico di Messina fu fondato nel 1876 presso l’Istituto Nautico. Inizialmente, raccoglieva semplicemente informazioni e rilevazioni meteorologiche dalle navi che arrivavano in porto.

Nel 1896, su istanza comunale, venne edificata una sede più adeguata, specialmente per le rilevazioni sismiche, sulla collina dell’Andria. I lavori di costruzione si conclusero nel 1902, e l’anno successivo la direzione del nuovo osservatorio venne affidata al titolare della cattedra universitaria di Fisica terrestre.
A seguito del terremoto del 1905 venne installato un microsismografo molto efficiente costruito da Giuseppe Vicentini.

Nel 1908 quella cattedra venne quindi affidata a Giovanni Battista Rizzo (1863-1945), fisico piemontese.
il 28 dicembre di quell’anno, la catastrofe.

Rizzo e la sua famiglia vivevano in un casolare adiacente all’osservatorio. Come tutti, quindi, quella notte vennero svegliati dalla scossa, e a causa di gravi danni alla struttura della loro abitazione dovettero riparare in un casottino di legno destinato alle misure magnetiche e geodetiche. Lì Rizzo poté osservare direttamente anche tutte le repliche del sisma, e comprenderne i meccanismi.

Il microsismografo Vicentini subì diversi danni, ma fu l’unico a registrare per intero la scossa sulla carta affumicata all’uopo predisposta. L’epicentro venne registrato a 4.6 km di distanza dal sismografo, e le onde si propagarono prima in direzione NNE-SSW, poi ESE-WNW, e infine (per le vibrazioni più disastrose) in direzione NNE-SSW.

Osservando i dati sulle vittime (circa 100.000 tra quelle siciliane e quelle calabresi), e i danni alle strutture e agli edifici, Mercalli attribuì al sisma un grado X nella sua scala, quindi oggettivamente distruttivo.
Tuttavia, la situazione venne decisamente smentita da Rizzo il quale, attraverso la sua diretta testimonianza, descrisse la forza di quel terremoto e come i danni non erano comparati con il reale scuotimento, non più forte di altri terremoti.

Queste osservazioni posero le basi, per la prima volta nella storia, di osservazioni oggettive, basate sulla reale energia sprigionata dal sisma, e non empiriche, ovvero basate sui danni conseguenti.
E quindi come la catastrofe di Reggio e Messina era stata causata sì da un sisma violento, ma soprattutto dal fatto che, in una zona notoriamente sismica, si costruirono edifici senza alcun controllo, innalzando piani su piani, introducendo porte e finestre e quindi indebolendo le strutture, accalcando gli edifici gli uni agli altri. In un contesto urbanistico di questo genere, anche un lieve terremoto avrebbe provocato danni.

Solo più tardi, dal 1935 in poi, con le osservazioni e gli studi di Gutemberg e Richter e l’evoluzione delle tecniche di registrazione delle onde sismiche, si iniziò a parlare di scala Richter, e quindi di magnitudo, una misura strumentale e oggettiva della forza di un sisma, strettamente dipendente dall’energia sprigionata e non dai danni causati. Ma indubbiamente, i meriti di aver messo in discussione per la prima volta l’empirica scala di Giuseppe Mercalli furono, in quell’occasione, proprio di Giambattista Rizzo.

Non è quindi un caso se il direttore Alippi scrive a Rizzo:
«Ill.mo Sig. Direttore
mi permetto pregarLa di un favore: di volermi comunicare in quale ora compaiono le primissime perturbazioni tanto sulle componenti orizzontali che sulle componenti verticali del sismogramma ottenuto costì la notte del fatale 28 dic. u.s. Grazie anticipate.
Mi perdoni il disturbo e mi creda [?] con ossequi.
Suo Dev.mo
Alippi»

Ultima nota.
Alippi non sapeva dove si trovasse Rizzo. Probabilmente era informato del fatto che l’abitazione del prof. Rizzo era crollata, ma non sapendo dove esattamente fosse provò a scrivergli indicando “presso l’Ufficio Postale?“.
E’ possibile che l’intuizione di Alippi fu giusta: il portalettere e gli ufficiali postali sapevano con molta probabilità dove Rizzo fosse.
Una sorta di fermo-posta con recapito: curioso, ma probabilmente efficace.

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