ABBIAMO COMPRATO IL COMO’…

ABBIAMO COMPRATO IL COMO’…

Più volte abbiamo ricordato l’importanza della posta durante la guerra: sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale non esistevano altri mezzi per comunicare se non carta e penna.
Nelle lettere che viaggiavano dal fronte a casa, dove c’erano i familiari in fremente attesa di notizie, e viceversa, capita ogni tanto di leggere qualcosa di particolare. E’ il caso del pezzo che presento oggi.

Si tratta di un biglietto postale da 25 centesimi, ovvero un cartoncino ripiegato in due che veniva chiuso da tre lati inumidendo la colla preesistente ai bordi, e già preaffrancato per 25 centesimi, la tariffa ridotta a favore dei civili che scrivevano ai militari (i militari, invece, potevano scrivere senza pagare nulla, in franchigia). Chi riceveva, strappava i tre lati incollati seguendo la perforazione, e così poteva leggere il testo in esso contenuto.

Il biglietto viene spedito da Piumazzo (frazione di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena) il 20 aprile 1942 dalla signora Augusta che, come si comprenderà dal testo, si trova a casa dei suoceri, a Villa Fiarella, Modena.
Anzitutto, la trascrizione del testo. Ho volutamente lasciato tutti gli errori grammaticali per riportare fedelmente il lettore alla situazione dell’epoca.

«Caro Marito
Vengo corrispondere al tuo biglietto che ò ricevuto ò capito che ti trovi in salute e come ti possi assicurare di me e tutta la familia
Mario ti debbo dire che il comò labbiamo gia preso acasa abbiamo speso 750 £ abbiamo speso molto ma caso mai dire adesso collo tutto
Mario spero di averti accontentato chisa poi cuando vieni acasa inlicenza mi dirai se sono stata di genere si nò
Mario mi ai domandato come mi trovo conla Mamma e il Babbo mi trovo molto bene sono contenta e come spero siano contenti anche di me
Mario sembrano che aprino le licenze agricole adetto il S Legnani fa tutto cuello che puo perprenderti acasa
Mario se fosse vero che potesti venire acasa che tanto ovoglia di essere conte mi vado sognando anche la notte
Saluti e baci da tua Moglie A»

Quindi, il biglietto è indirizzato al marito, un soldato del 36° Reggimento Fanteria.
Il 36° Reggimento Fanteria era un reparto dipendente dalla 16a Divisione fanteria “Pistoia”, una divisione di fanteria di linea successivamente trasformata in autotrasportabile.
Alla data del nostro biglietto postale il reggimento era di stanza a Pompei (Napoli), con al seguito anche l’ufficio di Posta Militare n.76, come appunto figura come indirizzo di destinazione e nel bollo in arrivo.
La Divisione, che operò per un intero anno tra Catanzaro, Cosenza e appunto Pompei, aveva lì compiti di difesa costiera, quindi una situazione bellica abbastanza tranquilla. Ma né il marito né la moglie potevano immaginare cosa sarebbe accaduto dopo.

A luglio ’42 la divisione venne trasferita inizialmente ad Atene, in Grecia, e poi a settembre in Africa settentrionale presso il confine egiziano, alle dipendenze del XXI Corpo d’Armata, con il compito di provvedere alla difesa delle località di Bardia, Sollum e Halfaya. Costretta a ripiegare dopo un duro attacco inglese a novembre del ’42, agli inizi del 1943 l’unità raggiunse la Tunisia, ed il 4 febbraio si appostò sulle posizioni della linea del Mareth. Ma questo era solo l’inizio della fine.

L’operazione Pugilist, il potente attacco britannico sulle difese dell’Asse in Tunisia, costrinse la Pistoia ad abbandonare le sue posizioni ed a ripiegare sulla linea dell’Akarit, e poi su Enfidaville il 13 aprile. Dopo aver sostenuto aspri combattimenti ed effettuato alcuni riusciti contrattacchi, in particolare nella zona di Takrouna, la divisione dovette ripiegare nuovamente. Il 13 maggio 1943, tuttavia, l’unità venne travolta dal nemico e cessò ufficialmente di esistere.
120 mila italiani della guerra d’Africa saranno fatti prigionieri di guerra, chi negli USA, chi in India o Australia; parecchi resteranno in Algeria, in mano francese, e la loro sorte sarà la peggiore. Il resto degli Italiani: tutti morti.
Cala il sipario sulla “Campagna di Tunisia”, cala il sipario sui sogni imperialisti di Mussolini.

Cercando il milite sul motore di ricerca dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale:
http://www.difesa.it/Il_Ministro/ONORCADUTI/Pagine/Amministrativo.aspx
escono fuori tre risultati. Escludendo il caduto in Russia e il soldato nato in provincia di Parma, desumo che il marito della nostra Augusta sia il Mario Lugli nato a Bomporto, caduto/disperso il 2 aprile 1943, data compatibile con gli accadimenti del 36° Reggimento Fanteria.

Mario, alla fine, non vide mai quel comò…

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