HANNO RUBATO IL BUE A DON GIUSEPPE!!

HANNO RUBATO IL BUE A DON GIUSEPPE!!

Siamo nel 1835. Al Sud, il Regno di Sicilia e il Regno di Napoli si sono già riuniti, nel 1816, a formare un unico grande regno, il Regno delle Due Sicilie.

Da un punto di vista amministrativo, il Regno era suddiviso in Provincie, a loro volta suddivise in Circondari e quindi in Distretti.
Il nostro piego parte il 7 ottobre 1835 dal Distretto di Aidone, facente parte il Circondario di Piazza (Armerina), a sua volta ricadente nella Provincia di Caltanissetta. Ed è indirizzato al Distretto di Caltagirone, Circondario di Caltagirone, Provincia di Catania.

E narra di un abigeato, ovvero del furto di bestiame, che avvenne a cavallo delle due provincie.
L’abigeato è un reato molto antico. Il termine viene infatti dal latino, abigeatus, sostantivo astratto di abigeus, ‘ladro di bestiame’, dal verbo abigere, ‘allontanare spingendo’. Ma l’origine dell’abigeato sembra essere ancora più antica, con esempi persino nel Neolitico.

Ai tempi del nostro piego vigeva l’articolo 261 della legge penale del 20 maggio 1808 che dichiarava che «…l’abigeato negli animali maggiori risulta dal furto di un solo, purché non sia errante, d’onde siegue che per attribuirsi la qualifica di abigeato al furto di un’animale maggiore si rende necessaria la dichiarazione del sito, d’onde sia stato rubato, colle circostanze esclusive della condizione di animale errante».
Successivamente, il reato di abigeato subì un’ulteriore stretta con il decreto n.7027 dell’1 novembre 1841, “Decreto portante delle temporanee disposizioni per punire i furti di abigeato“.

Per ovviare al furto di bestiame venne così introdotta la marchiatura delle pelli, che in tempi moderni è stata sostituita da dispositivi di diversa etichettatura. Oggi l’abigeato non è considerato neppure come reato distinto, ma solo come aggravante di un furto, e soltanto quando il furto riguardi più capi di bestiame.

Ma torniamo al nostro piego, eccone la trascrizione.

«GIUDICATO CIRCONDARIALE DI AIDONE
RIPARTIMENTO PENALE
OGGETTO: Abigeato di un Bue di pelo olivastro, di anni 8- c.a., corna torcigliate in dietro, valore 7 //

Al Signor Capitan d’arme distrettuale di Caltagirone

Aidone lì 7 ottobre 1835

Signore

Questa mattina medesima da parte di Vincenzo Crivera di Licodia, Campiere ai servigi del Signor Barone Cannizzaro di Vizzini nello exfeudo Giresi in questo Territorio, è fatto denunciato il furto del Bue alla margine notato avvenuto la notte a far giorno cinque corrente indetto exfeudo Giresi.
E siccome questo fondo corrisponde nella linea che appartiene alla di lei giurisdizione distrettuale, Io mi affretto a darlene avviso, onde disporre che la forza della di lei Compagnia d’arme si occupi al rinvenimento dell’animale derubato e degli autori del Reato tutt’ora ignoti.
Il Giudice Regio.»

Non sono certo dell’interpretazione del valore dell’animale trafugato, riportato nell’oggetto della missiva. Mi sembra di leggere “7”, ovvero (presumo) 7 Ducati. Occorre ricordare che nel Regno delle Due Sicilie la valuta era il Ducato, ma curiosamente non venne mai coniata una moneta di 1 Ducato. Considerando quindi che 100 Grana facevano un Ducato, e che 200 Tornesi facevano un Ducato, esistevano monete miste, quali la Piastra (120 Grana), la Mezza Piastra (60 Grana), il Tarì (20 Grana) e il Carlino (10 Grana).

Ultima nota, riguardante il Barone proprietario dell’ex-feudo.
La famiglia Cannizzaro, in Sicilia, ha origini molto antiche: sembra provenire dalla Spagna ai tempi di Re Pietro I d’Aragona, ed ebbe tantissimi esponenti illustri soprattutto a Palermo, Messina e appunto Vizzini, piccolo centro in provincia di Catania legato strettamente allo scrittore Giovanni Verga. Di questa famiglia è anche Stanislao Cannizzaro, il famoso chimico palermitano (1826-1910) che determinò il metodo per calcolare la massa atomica di un elemento (“Regola di Cannizzaro”).

In base alle ricerche che ho potuto effettuare (in particolare il volume “Ordinanze emesse dall’Intendente Barone di Rigilifi sugli usi civici vantati nella Provincia di Caltanissetta“, Tipografia dell’Intendenza, 1843), ad Aidone erano due gli esponenti della famiglia Cannizzaro di Vizzini ad avere proprietà (ex-feudo Belmontino Inferiore, ex-feudo Malaricolta, ed ex-feudo Giresi): il Sig. Barone Don Giuseppe e il Cavaliere Don Michele.
Il Barone, quindi, era uno solo, Don Giuseppe.

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